The work
Saggio-antologia in cui l´autore, Salvatore Tola, vi ha riunito 18 testi poetici in sardo, risalenti all´Ottocento e alla prima metà del Novecento, che hanno per protagonista Mastru Juanne, l´originale rappresentazione della fame che veniva messa in scena per esorcizzare un dramma così frequente in quegli anni, e anche per riderne, se possibile. Simile ai vari Cancioffàli, Giolzi e Don Conte che animano le feste di Carnevale, sembra che non sia stato "importato" da fuori, ma ideato dai poeti isolani. I versi sono accompagnati da un saggio introduttivo e seguiti dalla traduzione in italiano. Introduzione di Salvatore Liori Lo studio, la tutela e la valorizzazione del patrimonio poetico di tradizione orale, perseguiti da decenni dall´Istituto Superiore Regionale Etnografico, si arricchiscono di un ulteriore contributo con l´edizione del volume di Salvatore Tola, II cavaliere della fame. Mastru Juanne nella poesia sarda e nelle tradizioni popolari. La fame, in Sardegna, non può fregiarsi in modo esclusivo del titolo di Cavaliere. La memoria popolare l´attribuisce anche a chi si è distinto nell´aver assicurato la sopravvivenza della specie con un numero particolarmente alto di figli. Occorrenza non rara, nell´isola, nei tempi trascorsi. L´onoranza di Cavaliere era segnacolo sociale sia per merito di abbondanza procreativa umana sia per merito del riequilibrio mantenuto dalla selezione naturale, con la fame, impersonata in Mastru Juanne. Quindi è insignito Cavaliere chi si distingue nel dare in abbondanza la vita e ciò che, con pari abbondanza, se non maggiore, la fa cessare. Salvatore Tola, nel libro che cura, ci da testimonianza dei poeti che nella Sardegna settentrionale e nelle Barbagie - in queste ultime soltanto per ritrovamenti episodici e isolati - hanno cantato la fame, impersonata dalla figura di Mastru Juanne, a cui, appunto, si riconosce il titolo di Cavaliere. Oltre a renderci diciotto componimenti poetici, di cui solamente tre anonimi, il curatore, in un ampio saggio introduttivo fornisce le caratteristiche di Mastru Juanne (per lo più povero, forestiero e redivivo ciclicamente) e, per meglio comprenderlo, richiama le pesti e le carestie che hanno flagellato la Sardegna, offrendo in sottotraccia anche la storia dell´alimentazione nella regione. In questo scenario viene condotta la disamina della figura del Cavaliere della fame nella storia degli studi, per lamentarne quasi una "congiura del silenzio" anche nei classici degli studi demoetnoantropologici sardi e sulla Sardegna. A dire il vero si tramandano i ricordi e i racconti delle pestilenze e delle carestie che imperversarono nell´isola non solo oralmente ma anche negli studi storici e sociali. Anzi questi ultimi sono stati determinanti per promuovere indagini e interventi istituzionali nazionali e regionali sul malessere, e quindi anche per debellare la piaga della fame, in Sardegna. Apparentemente, quindi, il libro non fa brillare niente di nuovo sotto il sole. In verità ciò che caratterizza il lavoro di Salvatore Tola è la vivezza e la freschezza con cui ci rende la figura di Mastru Juanne e i temi che questa figura mette a fuoco - che poi non è altro che la vivezza e la freschezza con cui la poesia sarda ci da l´incarnato delle comunità di cui parla. Con ironia lieve le canzones aiutano a ripercorrere le tragedie della fame, consentendo di tollerare ed elaborare questi drammi collettivi delle genti di Sardegna. Nella capacità di ridare parola e voce alla poesia e quindi alle soggettività individuali e collettive, capaci di far emergere le peculiari rappresentazioni di eventi e contesti umani cantate dagli aedi sardi, sta la novità di questo utile e bel libro. Potrebbe allora questo lavoro essere pioniere di individuazione e ritrovamento, ancora da venire, di Mastru Juanne anche in altre regioni dell´isola, superando la "congiura del silenzio" che l´Autore denuncia. L´Istituto Superiore Regionale Etnografico ha accolto questo volume nelle proprie edizioni anche con questo auspicio.
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