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Storia di un´emigrazione che ci appartiene.

Press review | La Nuova Sardegna | Mon, 16 January 2006
Un importante premio letterario vinto, e un´opera prima pubblicata da una casa editrice prestigiosa: per Rossana Carcassi, sassarese di nascita e maddalenina di adozione, si prospetta un buon futuro letterario. Anche perché L´orafo, scritto dalla Carcassi, premiato da ´Junturas´ e pubblicato dal Maestrale, è davvero un bel romanzo. Parla di un uomo che parte da un meridione d´Italia di primo Novecento per il lembo di terra sconosciuto di un´America ´sbagliata´, il Perù. Una storia che è di tanti. Con un finale quasi di serie, ma, rispetto ad altri, con qualcosa in più: un ultimo guizzo d´imprevedibilità imprigiona la figura del protagonista dentro un occhio magico inquieto che mette a nudo, su una ribalta desolata e desolante, la fragilità della natura umana. È proprio su questa fragilità che si gioca l´assunto portante del bel romanzo di Rossana Carcassi: la colpevolezza dell´uomo viene alla fine quasi redenta da una serie di situazioni a incastro che si mettono in moto da sole, e contro le quali la volontà è destinata ad avere la peggio senza remissione. Di questa rappresentazione ´teatrale´ della vicenda il romanzo si appropria per rendere vive e ´possibili´ le figure individuali che la animano: figure vive bene innestate nell´ordito del racconto; prese nel vortice di accadimenti in cui urgenze naturali e forze di sortilegi si contendono l´impervio territorio dell´esistenza; proposte quasi sempre con mano sicura non comune in un´opera prima. «Avevo questa storia in testa – dice l´autrice – che si agitava da molto tempo senza riuscire a organizzare le sue parti lungo un solco narrativo credibile. Poi a un tratto queste parti, quasi calamitate da alcune loro caratteristiche reali, veramente accadute anche se non autobiografiche, si sono ordinate da sole inventando una trama. È stato un momento magico, di grande soddisfazione. Poi la storia è andata avanti quasi scrivendosi da sola, facendo rassomigliare il più possibile alla realtà anche i fatti inventati». Considerando che questa situazione è in genere quella che precede la nascita di ogni libro che vale, si può dire che la giovane romanziera ha motivo di ben sperare. Anche perché il suo linguaggio, a mezza strada tra un codice di matrice classica e quello più diretto e immediato, da ´tempo reale´, ha il potere di spingere il lettore non verso un finale da scoprire, ma verso una verifica di ciò che accade, perché ci si possa immedesimare fino a dire «a pensarci bene sono cose che avrei potuto dire anch´io». Ecco, è forse questa la caratteristica che fa di un autore un buon autore: far quasi credere a tutti quelli che leggeranno il romanzo che in fondo è così semplice scrivere un libro che valga. Inutile dire che le cose non stanno affatto così. E che quando qualcosa di simile accade, ci sarebbe quasi da gridare al miracolo.
Franco Fresi

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