Pablo Volta, "La Sardegna come l’Odissea", Ilisso, Nuoro, 2007
Oltre il neorealismo, pur essendone ovviamente influenzato: questo è il Pablo Volta che raccontò la Sardegna della metà degli anni Cinquanta, rimanendone colpito come dal poema omerico. Il giovane fotografo arrivò in Barbagia per la prima volta nel dicembre del 1954 per poi ritornare in più occasioni e, in seguito, addirittura scegliere l’isola come sua residenza stabile.
Le fotografie di questo reportage, nato non “su commissione” ma per impulso proprio, non sono ritratti stilizzati, ma momenti di vita in movimento: talvolta le facce serie fissano l’obiettivo senza timore, mischiandosi a quelli che si coprono il volto con le mani, abbozzano un sorriso, continuano imperterriti a ballare nella piazza, sgozzare il capretto per la festa, lanciare la corda al mamuthone. In questo lo stile e il risultato finale di Volta appartengono al neorealismo: nell’arte che “si fa” in rapporto diretto con la società locale, con la mungitura della pecora, gli sguardi dei pastori, le fiere paesane e quello strano carnevale che sarebbe poi diventato uno dei più studiati e fotografati al mondo. Ai tempi circolavano molteplici rappresentazioni del Meridione, soprattutto di stampo antropologico o di denuncia sociale: lo sguardo di Pablo Volta le combina insieme nell’indagine di una realtà ancora poco conosciuta come quella sarda, aggiungendovi una personale propensione alla “fissazione dell’attimo”.
La staticità dell’atto fotografico è il riflesso del ritmo lento e “naturale” di un piccolo paese che non costituisce un semplice elemento etnografico-antropologico ma, semmai, dato storico. Orgosolo, Desulo, la Sardegna nel 1954-57 erano così: “…comunità pastorali del Mediterraneo che si incontrano leggendo l’Odissea” e il merito di Volta è quello di avere colto allo stesso tempo la loro verità e le loro potenzialità. Le fotografie del libro vanno guardate più di una volta per scoprirne la doppia o tripla vita: soggetti ritratti più volte nell’evoluzione di un’azione, come il bambino che si arrampica sul muro e, sotto di lui, le donne velate che rappresentano un’icona della tradizione e contemporaneamente (e modernamente) osservano i giovanotti in orbace che passano per la strada.
Il volume è curato da Tatiana Agliani e Uliano Lucas e le immagini sono accompagnate dai testi di Maria Giacobbe, F.Cagnetta, I.Kowaliska, D.H.Lawrence e Salvatore Cambosu.
|