S'òpera
Il bello e il buono del pane tunda riguardano le forme quotidiane del suo esser cibo – salario – simbolo di memorie identitarie. Il buono e il bello di questo pane toccano inoltre le sue strade e certi modi propri dei suoi percorsi: nello spazio e nel tempo. Gli itinerari narrativi proposti per questo cibo quotidiano dall´interessante studio di Salvatore Loi consentono d´attraversare Domus de Maria, Sant´Anna Arresi e Teulada, luoghi specifici della produzione e del consumo di questo pane, specialmente nell´arco storico dal 1920 al 1940. Si tratta di tempi cruciali. Dal 1922 quegli anni – attraversando l´epoca fascista rurale, industriale, bellica – giungono all´inizio della seconda guerra mondiale: un periodo d´intense crisi e d´importanti cambiamenti di modi di vita e di relazioni umane. Nel bello e nel buono di questo pane c´erano estetiche e valori che riguardavano relazioni subite e in vari casi congiuntamente agite, modulate e temperate. Il pane guadagnato era incorporato con una pedagogia, e con una correlata precettistica locale, che fin da bambini indicava il valore di parai s´atza, vale a dire di opporsi con coraggio alla prepotenza altrui per non farsi sottomettere.[...] (dalla prefazione di Paola Atzeni)
|