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La morte nella vita dei sardi

simbologie nei manufatti tessili funebri
La morte nella vita dei sardi - Marialisa Saderi, Cuec Editrice (2016)

Autore/es Marialisa Saderi
Editore Cuec Editrice
Editzione Cagliari, Làmpadas 2016
Pàginas 168 (pintadu)
Collana Ambiente, paesaggio, cultura
Genia Sagìstica
Suportu Pabìru 
Prèsu € 20,00
Istèrrida Graziano Fois
Limba de publicatzione Italianu

  Àteros piessignos

S'òpera

Nel 1960 l´archeologo inglese James Mellaart scopre Catal Huyuk, nel cuore dell´altopiano anatolico, una straordinaria città fiorita 9.000 anni fa. Gli stupendi affreschi delle sue case-tempio narrano una storia grandiosa e antichissima: quella dell´ascesa e caduta del mito della Grande Madre.
Giuseppe Sermonti - biologo, saggista ed ermeneuta di fiabe - ricostruisce, in un suo recente lavoro, un´affascinante trama di risonanze e di rimandi che, partendo da quelle figure, attraversa la cultura greca classica, per giungere fino ai nostri giorni [...].
Il ricordo della scoperta di Catal Huyuk e della recente pubblicazione di Sermonti ci fanno cogliere il respiro delle pagine dello studio di Marialisa Saderi: la ricerca di riscontri formali di segni, che col tempo diventano vie più indecifrabili, riportati sui tappeti sardi, nello specifico sui tapinu e sulle fressadas. La ricerca dell´autrice si rifà - idealmente - alle notazioni e osservazioni degli studiosi italiani di "folklore" degli anni Trenta-Cinquanta del XX secolo, Albizzati, Toschi, Corso, Alziator. Tutti, a diversi livelli di approfondimento, avevano sottolineato la somiglianza delle figure e dei motivi decorativi dei tappeti sardi con quelli anatolici e caucasici, nonché arabi [...].
Negli ultimi anni gli studi sul tappeto sardo si sono concentrati soprattutto sull´aspetto materiale della fattura: telai, tessuti, colorazione, rapporti di produzione, classificazione tipologica. Mancano due aspetti da approfondire: l´immaginario delle tessitrici il significato profondo dell´iconografia dei tappeti, perché su tali oggetti si sono stratificate immagini che vanno dall´epoca preistorica fino al XVIII secolo [...]. L´impresa che la studiosa ha intrapreso è dura, piena di insìdie scientifiche, ma c´è la necessita di capire determinati temi della cultura sarda, e di capirli a fondo, per quanto sia ancora possibile a noi uomini e studiosi del XXI secolo. E per fare ciò bisogna osare, con senno e raziocino, ma bisogna pur osare se si vuole raggiungere qualche risultato. Le conclusioni della studiosa sono destinate a entrare nella querelle sull´esistenza o meno delle accabbadoras. Invero una querelle svoltasi molto più sulle pagine dei quotidiani che su riviste scientifiche. Ma su tale argomento l´introduzione di uno studio non è il luogo migliore per prendere una posizione ben articolata e motivata a favore o contro l´esistenza di tali figure.
Dall´Introduzione di Graziano Fois

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