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Go Max Go

romanzo musicale
Go Max Go - Paola Musa, Arkadia editore (2016)

Un grande romanzo che racconta la vita, le esperienze e il talento del più eclettico jazzista italiano: Massimo Urbani.

Autore/es Paola Musa
Editore Arkadia editore
Editzione Cagliari, Freàrgiu 2016
Pàginas 144
Collana Eclypse, n° 61
Genia Narrativa
Suportu Pabìru 
Prèsu € 14,00
Prefatzione Paola Musa
Limba de publicatzione Italianu

  Àteros piessignos

S'òpera

Go Max Go è la biografia romanzata del sassofonista Massimo Urbani, il ´Charlie Parker´ della storia del jazz italiano, scomparso, come il suo maestro, a soli trentasei anni, per overdose. Intorno all´esistenza di questo enfant prodige – a quattordici anni Urbani è già un musicista professionista – si ricompone un affresco storico del fermento musicale di quegli anni in Italia, si racconta l´intreccio dell´avanguardia jazz con le vicende politiche e culturali degli anni Settanta e l´evoluzione di questo genere nel nostro Paese, fino agli inizi degli anni Novanta. Urbani, isolato negli ultimi anni della sua vita a causa dei suoi problemi di tossicodipendenza, è il ritratto dell´artista che brucia le tappe e dissipa le proprie energie sotto la suggestione di una possessione fisica e spirituale, intensa e totemica, dove il medium della musica non è soltanto percezione, ma anche oscuro presentimento della propria breve apparizione nel mondo. Nella narrazione si inseriscono le figure di alcuni tra i più importanti protagonisti del panorama jazzistico che hanno lavorato con Massimo Urbani e che con lui sono cresciuti: tra questi Enrico Rava, Paolo Fresu, Roberto Gatto, Enrico Pieranunzi, senza dimenticare i mostri sacri del jazz d´oltre oceano che compresero la grandezza di Urbani.

«Anche se piccolo, Massimo non avrebbe aspettato tempi biblici per buttarsi nella mischia. Sentiva di essere pronto, di essersi esercitato abbastanza: ora aveva solo l´urgenza di iniziare a confrontarsi. Aveva intuito che il piacere della musica, per lui, era farla, rinnovarla ogni volta improvvisandola, affinché non fosse mai uguale a se stessa. Voleva suonare come suonavano i veri musicisti jazz, che ora ascoltava comprendendone istintivamente l´antica e insopprimibile pulsione, con i quali dialogava mettendo in gioco ogni poro del suo corpo.»

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