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Lo Frasso, il poeta amico di Cervantes

Rassigna de imprenta | L´Unione Sarda | Sap, 10 Maju 2008
Tradotti da Spanu e Vargiu i "Consigli" scritti per i figli nel 1571 a Barcellona

"Conoscendo la grazia abbondante che nostro Signore Dio ha fatto a tutti nell´averci creato in questa terra per il suo santo servizio e considerando che vi ha assegnato un padre tanto ignorante come sono io e che sta nel tempo presente tanto lontano dalla vostra vista, come potete constatare senza pericolo di morte non posso andare a trovarvi..." così scrive il poeta Antonio Lo Frasso da Barcellona ai due figli Alfonso e Scipione che vivono con la madre ad Alghero. Era il 30 novembre del 1571. Costretto a vivere in Catalogna e impossibilitato a recarsi in Sardegna per il rischio di essere imprigionato o ucciso (come si intuisce dalle sue parole), il poeta invia ai suoi ragazzi lontani un libretto con "i milleduecento consigli e saggi avvertimenti" scritti in terzine e in lingua castigliana. Sono indicazioni comportamentali e morali dettate dall´esperienza, dalla religione e soprattutto dall´etica di un cavaliere rinascimentale che vuol trasmettere ai figli una specie di vademecum per crescere bene e, eventualmente, per trovare un posto nella società del tempo attenendosi alle regole della vita comune. Suggerimenti per ogni genere di attività: ecclesiastico, pastore, artigiano, notaio, cavaliere, soldato, avvocato, medico. Ma ci sono consigli anche per chi volesse diventare monaca.

Il libretto dedicato ai figli è destinato alla pubblicazione e a essere diffuso nell´ambito letterario della corte spagnola dove Lo Frasso aveva acquistato una certa fama di poeta e scrittore. I "Consejos" sono ora in libreria tradotti in italiano da Luigi Spano e in sardo campidanese da Natalino Vargiu, nell´agile edizione della Artigianarte Editrice di Roberto Copparoni. Un lavoro importante per far conoscere un autore che trova una collocazione di rilievo nella storia della letteratura spagnola del Cinquecento, ma che pur essendo di origini sarde e legato alla terra natale è stato sottovalutato, trascurato per non dire dimenticato, negli studi della letteratura regionale e italiana.
Consapevole di questa lacuna dettata forse dal fatto che Lo Frasso scriveva in castigliano e che ad Alghero non esistono tracce documentali sulle opere e sulla biografia, Luigi Spanu ha dedicato molti anni della sua attività di paziente e infaticabile ricercatore alla riscoperta di un autore che ritiene di grande qualità. «Sebbene siano passati circa cinque secoli - scrive Spanu - i consigli potrebbero essere rivolti ai nostri giovani affinché abbiano il giusto incoraggiamento per credere nell´utilità di un qualsiasi lavoro, anche il più umile, purché onesto».
Nel 1571 nella capitale catalana Lo Frasso pubblicò due opere in un unico volume. La prima è "Il verdadero discurso de la Batalla de Lepanto", poema epico di ben 109 ottave in versi endecasillabi che celebrava la vittoria dei cristiani contro i turchi. Qui l´autore descrive con grande ricchezza di particolari la battaglia tanto da far pensare che fosse presente alla spedizione della flotta guidata dall´arciduca Massimiliano d´Austria. Spanu, citando uno studio di Cenza Thermes, rileva che «quel poemetto con cui si affacciò alla ribalta letteraria spagnola fu scritto probabilmente con l´intento di ringraziare il conte di Sorres (don Giacomo d´Alagon Cardona, sardo residente a Barcellona) il quale lo aveva aiutato ad inserirsi nell´alta società catalana». Il volume è completato dal poemetto in terzine dei Consejos. Ma il vero successo arrivò solo due anni dopo quando pubblicò "Los diez libros de Fortuna de Amor", una sorta di autobiografia romanzata in tre lingue (castigliano, catalano e sardo) che per lo stile e i temi arcadici tipici dell´epoca incontrò i favori del pubblico. «Il nome di Lo Frasso - rileva Luigi Spanu - va tenuto presente anche per aver avuto l´onore di figurare come uno dei capolavori della letteratura spagnola».
La prima citazione di Lo Frasso si deve addirittura a Miguel Cervantes che ne fa un cenno nel "Don Chisciotte" ed in altre sue opere, non tanto con sincero elogio, quanto con garbata ironia. Secondo Luigi Spanu le sorridenti citazioni di Cervantes fanno trasparire una sorta di gelosia per la popolarità raggiunta dal poeta sardo tanto che i suoi versi venivano recitati a memoria dalle dame del suo tempo. Lo studioso cagliaritano sin dagli anni Settanta cominciò gli studi e le pubblicazioni di saggi e libri su Lo Frasso e oggi, con la collaborazione di Natalino Vargiu che si è cimentato nella traduzione in campidanese, completa il suo lavoro con il volume dei Consejos. Aiuta a conoscere meglio il valore della sua poesia, anche se non aggiunge di più al poco che sappiamo della sua avventurosa vita.

CARLO FIGARI







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  Artigianarte
Su libru  
Luigi Spanu,
Natalino Vargiu

Cultura sarda nel 1500


Cagliari, Artigianarte
2008, pp. 157, Narrativa
Euro 12,00
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