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Mi girano le ruote



Mi girano le ruote - Angela Gambirasio, Voltalacarta Editrici (2013)

Author/s Angela Gambirasio
Publisher Voltalacarta Editrici
Edition Sassari, October 2013
Pages -
Genre Fiction
Format Paper 
Price € 0,01
Foreword Angela Gambirasio
Release language Italian

  Further details

The work

Se in questo libro pensate di leggere la tragica storia di una povera disabile afflitta da una malattia, emarginata dalla società e ai limiti del sostentamento economico, vi sbagliate di grosso. A meno che non siate del Fisco. In tal caso devo ammettere che, in effetti, vivo una straziante sofferenza quotidiana fatta di solitudine e povertà.
Gli altri lettori si preparino a vedere sconvolta l´iconografia classica del disabile. Apprenderete come molti di noi non siano affatto candide vittime di un destino perverso, ma esseri intelligenti che hanno escogitato sofisticati metodi di manipolazione mentale per ottenere il massimo vantaggio con il minimo sforzo. Perché camminare, quando è così comodo farsi scorrazzare per mari e monti da ingenui bipedi deambulanti?
Perché salire molteplici scale, quando affascinanti esemplari maschili bramano di mettere i propri muscoli al servizio di una donzella bisognosa?
Perché lavorare, quando lo Stato ti paga per non fare nulla?
Il disabile è frutto di un sistema parallelo di selezione della specie homo sapiens sapiens. La mitica razza superiore tanto decantata da alcune filosofie estremiste esiste davvero, vive tra voi e sta gradualmente conquistando il mondo. I disabili hanno l´oscuro progetto di impadronirsi della Terra e vi stanno lentamente sottraendo spazio vitale. Hanno iniziato ad appropriarsi di insignificanti quadratini di posteggio, dipingendoli di giallo e disegnandovi sopra la propria effige.
L´innocuo simbolino di un omino stilizzato con una ruota sotto il culo, diverrà un giorno simbolo di potere e dominio. All´inizio della sua storia evolutiva, il disabile sfruttava la pietà per assoggettare i normodotati. Si presentava vestito di cenci e con il viso emaciato. Nonostante gli sforzi, la missione disabile rischiò di fallire. Sì, perché non è facile farsi notare se si rimane chiusi in casa: si può essere il disabile più credibile del mondo, ma entro le mura domestiche il potenziale è sprecato. Col tempo, dopo anni di crudeli esperimenti in vivo con l´homo deambulans, il disabile pare aver compreso che la pietà non è la strada da percorrere. I venerati saggi del ´Gran Consiglio dell´Ingroppato´ hanno selezionato geneticamente una nuova generazione di handicappati, di cui io sono l´ultimo ritrovato. Sono il modello ´disabile integrato´, o almeno cerco di esserlo, quando non ci si mettono di mezzo le barriere architettoniche. Conosco i miei limiti e li sfrutto per perseguire i miei scopi. Soprattutto, conosco le mie virtù. In realtà cerco solo di adattarmi alle condizioni avverse tramite le mie qualità: intelligenza, creatività, ironia e due palle rinforzate. Sono pochi, i disabili che si avvalgono dei miei stessi metodi: del resto, io sono un prototipo. Forse ho scelto la via più difficile, ma un grande successo può nascere solo da una grande sfida. Anche volendo, ho provato a ottenere qualcosa facendo la pietosa, ma se i miei muscoli sono ipotonici compenso il tutto con un orgoglio smodato: così, tra supplicare e pretendere, scelgo sempre la seconda opzione. D´altronde non chiedo mica la luna, ma semplicemente di avere le stesse libertà di lavorare, viaggiare e vivere dei bipedi. Molti altri handicappati usano forme di manipolazione più tradizionali, comunque efficaci. Non importa, tuttavia, il mezzo di conquista: i normodotati non hanno possibilità di scampo e questo anche grazie ad altri fattori. Non bisogna infatti dimenticare che la conquista di nuovi territori da parte dei disabili, è stata notevolmente accelerata dal contribuito di nuove tecnologie create da informatici e ingegneri terrestri, inconsapevolmente asserviti alla Causa. Le carrozzine a motore non sono solo innocenti mezzi di locomozione, ma strumenti d´invasione. E neppure ve ne accorgete: poveri, ingenui normodotati. I disabili si fanno largo tra la folla pronti a calpestarvi come insetti e voi che fate? Costruite apposite corsie preferenziali. Vi schiacciano i piedi e chiedete umilmente scusa, investono i vostri bambini e voi rimproverate i pargoli perché non hanno ceduto il passo. Vi superano nella fila al supermercato o al cinema e subite in silenzio. Sarebbe il momento di agire, di fare qualcosa di concreto per arginare l´avanzata dei disabili e la loro arroganza. Boicottate le rampe di accesso: bloccatele con delle assi chiodate, cospargetele d´olio e bucce di banana, scavate piccole buche e riempitele di tritolo. Una manciata di puntine da disegno potrebbero fermare l´avanzata di centinaia di carrozzine a motore e ultraleggere! La verità è che non mi credete, non importa che vi spieghi a chiare lettere che sono disposta a tutto pur di perseguire i miei fini: non avrete mai paura di me e di quelli come me. Ammiccate con pacata compassione al cospetto di qualsiasi disabile, elogiandone il coraggio e la forza d´animo. Soprattutto siete fermamente convinti di essere più fortunati e felici di noi e, in un certo qual modo, ciò vi fa sentire in colpa e desiderosi di concederci tutto ciò che potete. Siete schiavi inconsapevoli e gratificati di esserlo. Vi fa sentire così bene, far del bene. In effetti il vostro buon cuore è persino frustrante, perché la magnifica, astuta spietatezza disabile non sarà mai evidente agli occhi di chi non lo è.
Siete stati i primi a conquistare la stazione eretta e ciò vi ha condannato a una vita di fatiche. Evolutivamente parlando, siete come i dinosauri: creature interamente fatte di carne e ossa, senza ausili e innesti robotici. Probabilmente non vi estinguerete solo perché ci servite esattamente così come siete. Molti piccoli segni testimoniano l´avanzata disabile: scale che scompaiono nel nulla sostituite da enormi ascensori, rampe, scivoli, parcheggi e bagni riservati negli autogrill. Migliaia di ettari di foresta Amazzonica sostituiti da rigogliose colate di liscio asfalto, su cui le carrozzine rotolano che è un piacere. Noi siamo quelli che non pagano il biglietto al cinema perché ci portiamo la sedia da casa, siamo quelli che non fanno mai la fila, che usano la macchina anche quando c´è il blocco delle auto e che vi fanno rimuovere la vettura se usurpate il nostro posteggio riservato. Noi siamo la specie homo ingroppatus e ben presto deterremo il controllo assoluto di tutte le società umane. Allora non vi saranno davvero più guerre né carestie, perché la vostra salute fisica è indispensabile per soddisfare i nostri bisogni primari. Forse è giusto così: tutti guadagneranno qualcosa dalla proliferazione del disabile. Noi handicappati guideremo entrambe le varianti della razza umana verso un futuro migliore: un futuro privo di razzismo e barriere architettoniche, dove a comandare saranno finalmente degli esseri senzienti e non i soliti politici. Molti di voi non crederanno a quanto scritto in questo libro, perché ciò che narrerò suona incredibile alle orecchie di chi è consacrato dalla nostra società come ´normale´. Affermerò cose indicibili e vi stupirò con fulgidi esempi del ´normale´ acume umano. Scoprirete che i disabili mangiano, dormono e scherzano proprio come voi. Non solo, vi racconterò di disabili che osano viaggiare per il mondo, andare in discoteca e addirittura fornicare con persone della vostra stessa ´normale´ specie. Spaventati? Alcuni disabili hanno senso dell´umorismo, sapete? Certo, non si vedono molti comici disabili a Zelig, ma sospetto che sia esclusivamente perché il teatro non ha bagni attrezzati. Ho sempre ritenuto che la vita di un portatore di handicap non sia necessariamente più infelice di quella di chiunque altro. Le difficoltà esistono per tutti e il fatto che alcune siano più evidenti di altre, spesso permette di sfruttare maggiormente i lati positivi: basta affrontare tutto con un po´ di umorismo e autoironia. Ecco, credo che questo sia proprio lo scopo del libro: far capire ai bipedi quanto possa essere buffo il mondo visto da una carrozzina a motore e imparare che riderci sopra è molto meglio che piangersi addosso. Permettetemi, infine, di ricordarvi che tutti sono potenzialmente candidati alla nobile categoria degli invalidi civili, poiché il corpo umano è estremamente fragile. Basta inciampare su un gradino ed atterrare sulla vertebra sbagliata, per divenire uno dei nostri. Ora, io non lo auguro a nessuno, perché più siamo a condividere certi privilegi, meno i privilegi sono godibili. Però non si sa mai… Quando avrete finito di palparvi gli attributi per esorcizzare le mie precedenti affermazioni, fermatevi e pensate: siete davvero sicuri che una vita da disabile sia poi tanto male? Fossi in voi attenderei ad esprimere un giudizio.

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