L'opera
"Siamo al secondo Rapporto sul mercato del lavoro in Sardegna. Il 2009, di cui ci occupiamo in questo volume, sarà ricordato a lungo come l´anno della crisi, esattamente come è accaduto per il 1929, il 1973, il 1992. Questa crisi ha mostrato i primi effetti sul mercato del lavoro già sul finire del 2008, e nel 2009 ha dispiegato tutta la sua forza: l´impatto è stato pesante e non sembra esaurito. Come mette in evidenza Fabrizio Carmignani nel capitolo dedicato all´impatto della crisi, il mercato del lavoro della Sardegna ne risulta quasi stravolto. Oltre alla perdita di migliaia di posti di lavoro - 20mila in media tra il 2008 e il 2009 - e alla precarietà che ha investito ogni ambito di lavoro formalmente stabile, la crisi ha provocato uno shock nelle oscillazioni stagionali dell´occupazione che prosegue fino ad oggi e potrebbe durare ancora a lungo. Sorge perfino il dubbio - e lo sottoponiamo ai lettori - che il modello della stagionalità sia stato definitivamente alterato, e che l´ampiezza inedita dei picchi trimestrali di crescita e riduzione dell´occupazione - arrivati a toccare valori dì 50-60mila unità in aumento e in riduzione nell´arco di pochi mesi - possa rappresentare la nuova forma che la stagionalità del lavoro ha assunto nella nostra regione, l´unica in Italia in cui si è manifestato un fenomeno simile. [...] Il Rapporto 2010 contiene alcune novità che ampliano la prospettiva di analisi del mercato del lavoro. Il volume inizia infatti con un capitolo dedicato alla dinamica demografica nel paese e nella regione, e descrive i principali cambiamenti della popolazione in una prospettiva di lungo periodo e negli anni recenti. L´impressione complessiva che si ricava dall´analisi è che i nodi demografici stiano venendo al pettine: l´Italia, e la Sardegna in particolare, hanno un tasso di fecondità molto basso da molto tempo, associato ad una aspettativa di vita costantemente in crescita. L´esito combinato di questi fenomeni si traduce in un calo tendenziale della popolazione, un invecchiamento consistente e un impoverimento demografico dovuto ad un ricambio generazionale lento e parziale. [...] È soprattutto la disoccupazione giovanile e femminile a mostrarsi di nuovo - come nei decenni trascorsi - la più grave ed estesa. [...] Il quadro è indubbiamente fosco, e tuttavia non sono state individuate finora né politiche organiche né misure specifiche per contrastare questo fenomeno, che ha assunto ormai dimensioni seriamente preoccupanti." (dall´introduzione di Maria Letizia Pruna)
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