L'opera
Solo da pochi anni il termine “femminicidio” è entrato a far parte del nostro vocabolario e, tragicamente, della nostra quotidianità. Ma la motivazione patriarcale che lo caratterizza è alla base di molti degli omicidi commessi ben prima della sua diffusione.In questo saggio vengono portati alla luce alcuni dei crimini perpetrati durante il ventennio fascista in Sardegna. Il piò noto è senz´altro quello di Antonia Mesina, beatificata nel 1987. Da uno studio approfondito di processi e sentenze, emergono però altre vicende a lungo ignorate di donne uccise, oltreché per violenza, anche per motivi di estorsione, vendetta personale, rapina. Vite spezzate spesso nel pieno della giovinezza, la cui tragicità emerge dalla crudezza dei fatti riportati con attenzione da questa inchiesta. Il più noto dei dodici efferati omicidi di donne e bambine commessi in Sardegna durante il fascismo è quello della sedicenne Antonia Mesina, grazie alla mistificazione che ne è stata fatta da parte del mondo cattolico, che ha trasformato la ragazza di Orgosolo in una icona di “martire della purezza” come quella di Maria Goretti. L´omicidio di Antonia Mesina, però, non è affatto diverso da quello delle altre donne uccise nell´Isola, nello stesso periodo, nel tentativo di una violenza carnale. Né quest´ultimo è l´unico motivo che scatena l´inaudita violenza degli assassini contro le donne da loro massacrate, perché con esso concorrono l´estorsione, la vendetta privata e la rapina. Le tragiche vicende di queste dodici donne e bambine vengono ricostruite in questo libro sulla base di un´ampia documentazione archivistica inedita, a partire dall´assassinio della dodicenne Vanda Serra di Aidomaggiore, trucidata dal parroco del paese e dalla sua amante.
Note
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