L'opera
In questo libro viene affrontata la fioritura di episodi monumentali in Sardegna lungo un arco cronologico molto esteso: dal definitivo consolidarsi del tessuto cristiano nell´isola, fra il VI e il VII secolo, fino all´estrema espansione dell´architettura romanica nella prima metà del XIV secolo in un clima artistico e culturale ormai prossimo all´avvento del gotico-catalano. Gli episodi architettonici della prima cristianità sopravvissuti in Sardegna risultano limitati ma qualitativamente rilevantissimi, come il San Saturnino di Cagliari, Sant´Antioco nel centro omonimo e il San Giovanni di Sinis, insieme ad una serie di piccole chiese a pianta cruciforme, afferenti alla medesima tradizione tardoantica anche se probabilmente edificati in età più avanzata. In questi secoli l´isola resta sotto la formale dipendenza dell´impero romano, e la sua sede costantinopolitana, ma gradualmente emancipandosi da tale autorità fino all´autonomia giudicale concretizzatasi nel X secolo, con la suddivisione dell´isola in quattro regni sostanzialmente indipendenti. Sono secoli caratterizzati dall´influenza culturale bizantina, e insieme dall´attività di maestranze locali espressione di un sostrato locale comunque non estraneo da contatti con ambienti artistici occidentali. A questa tradizione il romanico si sostituisce repentinamente alla metà dell´XI secolo, un fenomeno certamente "d´importazione" in cui vedere tuttavia un essenziale elemento di continuità nel ruolo di committenti dei Giudici, propensi a chiamare nell´isola maestri architetti capaci di esprimere spazi liturgici funzionali non più al rito greco bensì a quello latino, e nella probabile persistenza di maestranze lapicide di locale tradizione tardo-romana. Episodi fra i più rilevanti di questa fase protoromanica in Sardegna sono la basilica di San Gavino a Porto Torres, la cattedrale di San Simplicio a Olbia e la chiesa palatina di Santa Maria del Regno ad Ardara. La cultura romanica in Sardegna diventa veramente internazionale dopo la metà del XII secolo con risonanze francesi, evidenti soprattutto nella cattedrale turritana di Sant´Antioco di Bisarcio, ed il fiorire di spunti e modelli toscani, nella notevole diffusione dell´opera bicroma (come nel San Nicola di Ottana) o nelle celebrate fabbriche "pistoiesi" della Santissima Trinità di Saccargia, del San Pietro di Sorres o del San Pietro del Crocifisso di Bulzi. Con il XIII secolo si assiste ad un´estrema espansione dell´architettura romanica, ricchissima stagione tardoromanica cui vanno ascritte le maestranze "arabeggianti" attive nella ristrutturazione di Santa Maria di Bonacardo o nella cattedrale di San Pantaleo a Dolianova o l´attività di Anselmo da Como nel San Pietro di Zuri (Ghilarza).
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