Cioglia da brivido. Serial killer per le vie di Cagliari
Press review | L´Unione Sarda | Sat, 4 August 2012 Attraverso l´indagine relativa all´evento delittuoso e le sue complicazioni, il romanzo può raccontare un mondo in crisi senza sbigottire di fronte al miraggio delle apparenze. Sotto questo aspetto l´omicidio (rituale) rappresenta la crepa in una struttura sociale che tendeva all´ordine e, se investigare è la strategia di ricomposizione delle tessere, la cattura del colpevole dovrebbe riportare alla rassicurante dimensione originale. Nel caso di ´Asia non esiste´ l´equilibrio iniziale non può essere recuperato perché non c´è mai stata una misura armonica che governasse il mondo. Perché la strage e lo strazio che il serial killer ha sparso per le strade di Cagliari è insanabile – e perché lo sbocco finale non elimina la complessità del labirinto che i personaggi devono affrontare per venire a capo della vicenda. Il labirinto è l´intrico della vita che gli uomini devono quotidianamente affrontare, compreso il lettore che si accinge a percorrere la prima pagina del nostro libro: la ricerca dei colpevoli, la possibilità di discriminare tra vittime e carnefici, coinvolge in primo luogo la sua intelligenza. E tuttavia il fascino dell´ultimo romanzo del cagliaritano Emanuele Cioglia deriva anche da una sostanziale indisponibilità alle definizioni di genere. In un certo senso lo potremmo considerare come il perfetto antiromanzo giallo, anche perché qui l´indagine in quanto tale conta fino a un certo punto. Anzi, il protagonista, detective sopraffatto dalla calura e dell´inerzia, in più di un´occasione è aiutato o agevolato dal caso, ovvero da indizi puramente accidentali che paiono piovere dal cielo: non è portatore di un disegno razionale. Il progetto e la sistematicità nella prassi appartengono all´antagonista, all´assassino seriale che semina il panico: a lui pertiene l´onnipotenza di consegnare alla morte le proprie vittime, al culmine della loro felicità, mentre i tutori dell´ordine pubblico spiccano per la loro fiacchezza. Eppure, per lingua e stile, ´Asia non esiste´ corrisponde perfettamente alla categoria calviniana della leggerezza, e tutta l´operazione imbastita dall´autore tende a sottrarre materia al peso dell´esistenza. A partire dalla scelta del comico come strumento paradossale per narrare avvenimenti tragici. In primo piano emerge grottesca una città tanto familiare per il lettore casteddaio, che la può percepire attraverso il coinvolgimento dei cinque sensi, quanto fuori dall´ordinario e quasi surreale per insospettata capacità di generare mostri e sentimenti massacranti. Il ritmo della narrazione è a volte serrato, a volte rallenta e invischia il lettore non disdegnando l´illuminazione lirica – e anche questo è un caso raro dentro un libro giallo. Mania peculiare dell´autore è invece l´uso dilagante, intenzionalmente eccessivo, dissacrante delle metafore. ´Asia non esiste´ non offre punti di riferimento né un finale che si disponga a essere conciliante. Di rado il romanzo giallo, oltre che essere un prodotto di facile consumo, è anche un ottimo libro, e questo accade quando diventa il pretesto per raccontare un mondo in crisi. Il pregio che il libro di Cioglia può vantare consiste nel narrare questa contraddizione senza ipocrisie e senza farsi scrupolo alcuno, com´è giusto che sia. di Andrea Cannas
Emanuele Cioglia Cagliari, Arkadia editore 2012, pp. 264, Fiction Euro 16,00
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