L´erba di Neoneli, l´altra Sardegna in un clicPress review | La Nuova Sardegna | Tue, 3 December 2013 ALGHERO. La porta è sempre aperta. E non è un modo di dire: se l´immagine ritrae l´ingresso di una casa e davanti c´è qualcuno, quella porta è aperta. Forse anche questo è un modo per mettere a fuoco il concetto di identità nell´isola di oggi. Davanti a quelle porte (e a quelle case, a quei volti) c´è la macchina fotografica di Salvatore Ligios. Sullo sfondo, Neoneli, protagonista di una storia per immagini esposta da due giorni al Museo del Corallo di Alghero. «L´erba di Neoneli» è un elogio della lentezza e della forza, e di quel tempo apparentemente infinito in cui anche il più debole germoglio riesce a sbucare oltre la roccia, a farsi strada nei muretti a secco. Perché Neoneli? Semplicemente «per una curiosa catena di casualità», ammette il fotografo, che nel paesino del Barigadu ha trascorso molto tempo per impegni di lavoro. Ma potrebbe essere uno dei tanti centri dell´isola dove lo spopolamento corrode i numeri e rallenta le giornate. «L´obiettivo – continua Ligios, a lungo direttore di Su Palatu e docente di fotografia all´accademia di Sassari – era di esplorare vari aspetti presenti nella piccola comunità: il centro storico, il paesaggio circostante, i volti degli abitanti. Nel tempo, un po´ per gioco e un po´ per passione, il paese è diventato il set privilegiato per approfondire le riflessioni sui segni identitari dell´isola, il valore simbolico del paesaggio, i ritratti dei contemporanei scelti come probabili testimoni del tempo che vivo». Una storia lunga una vita, che parte da una bimba di un anno e si conclude con Zia Maria Francesca, bisnonna, classe 1914. Entrambe con lo sguardo rivolto fugacemente altrove e un sorriso leggero, come se fossero l´una il riflesso dell´altra. In due scatti, la sintesi di un secolo: «Da una parte – scrive Ligios – c´è il piacere di lasciare tracce di un luogo che mi ha ospitato, e dall´altra l´occasione ghiotta di usare il linguaggio fotografico per indagare l´ansia dell´universale avendo a disposizione una piccola realtà, all´apparenza senza storia e attrazioni estetiche degne di nota. Ma solo all´apparenza. Smontare luoghi comuni mi attrae e giocare con la natura della fotografia, invadente superficie estetica, rende la pratica intrigante». Tutto, insomma, pur di evitare quella che Sonia Borsato, curatrice della mostra, chiama «la retorica della sardità, quell´abusata presunzione di privilegio e incontaminazione legata all´insularità». Qui invece la contaminazione fa capolino a ogni angolo: nell´erba che spunta dovunque, nella maglietta di Patti Smith portata con orgoglio da un sessantenne, nel bambino che posa con il pallone sotto braccio e lo zaino di scuola a un passo da lui, poggiato solo per un momento. Se, come spiega la curatrice in apertura del catalogo (pubblicato da Soter Editrice), sono stati proprio i fotografi i primi a rubare l´immagine di una fetta di Sardegna, «resta ora da rendere conto dell´isola tutta – sottolinea Sonia Borsato – nel suo tempo reale; rendere conto di una indomabile irrequietezza figlia di una distrazione durata decenni. Resta da raccontare la favola ambigua di una modernità che ci trova impreparati a noi stessi. Resta da reinterrogarsi coerentemente sull´uso improprio della parola identità. Ripartendo proprio da dove questo castello di carte ha preso inizio, dalle fotografie». Nelle immagini ci sono i ragazzi, le ragazze, le maschere, il lavoro. Tutto avvolto nel calore del bianco e nero che è diventato la firmadi Ligios. La mostra resterà aperta tutti i giorni tranne il lunedì (10:30-13:00 e 17:30-20:00) fino al 28 ottobre.
Veronica Melis
L´ adolescenza vista dall´adolescentenon è tutto come sembra essereCagliari, La Riflessione Davide Zedda Editore 2008, pp. 94, Non-fiction Euro 10,00 |
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