Vai direttamente al contenuto

SBS

Servitzios Bibliograficos Sardos

Servitzios Bibliograficos Sardos
     
  
Password ismentigada?
Abònadi como!

L´autunno dell´autonomia

Rassigna de imprenta | La Nuova Sardegna | Che, 21 Abrile 2006
di Guido Melis
Documento di un lungo impegno sui temi cruciali della questione sarda. Un titolo ben azzeccato: vi si legge la nostalgia dell´autore per una stagione di lotte «eroiche» che ha coinciso con la sua stessa giovinezza e maturità di cattolico democratico impegnato in politica (gli anni ormai mitici della Rinascita); ma vi si intuisce anche una certa disincantata presa di distanza da quel patrimonio di convinzioni e di valori che, esaurita per così dire la sua spinta propulsiva, sembra ormai giunto al suo fatale declino.
Pietro Soddu non appartiene alla nutrita schiera dei vedovi inguaribili dell´autonomismo democratico. Tra i leader regionalisti della sua generazione è quello che ha saputo andare più avanti, compiere le aperture di discorso più decise e coraggiose. Uomo della Sardegna profonda, alla quale resta quasi antropologicamente legato, è al tempo stesso e senza contraddizione un intellettuale pienamente europeo, attraversato da curiosità cosmopolite verso la modernità. Capace - per esempio - di sorprendere gli stessi addetti ai lavori citando l´ultimo libro della sociologia americana più à la page o di evocare gli scritti recentissimi dei nuovi teorici del diritto nell´epoca della globalizzazione.
Il libro, introdotto da un´elegante prefazione di Manlio Brigaglia, raccoglie tredici testi usciti dal 1980 ad oggi, nell´epoca del grande cambiamento. Sono - vale la pena di ricordarlo - gli anni del tramonto dello Stato centralista e dell´emergere del neo-federalismo, gli anni della crisi del fordismo e della fine della grande fabbrica, della emarginazione della classe operaia industriale, del crack della prima Repubblica e dei suoi partiti (compresa quella Dc alla quale Soddu continua a riconoscere, pur con spirito autocritico, un insostituibile ruolo di equilibrio nel complesso dopoguerra italiano). Gli anni, anche, del crollo del muro di Berlino e della fine del comunismo sovietico, e insieme l´epoca di un mondo ridotto a portata di mouse dall´espansione trionfale e incontrollabile di Internet e dall´avvento della comunicazione istantanea. Nulla di ciò è estraneo alla riflessione di Soddu. Aperto da un´acuta diagnosi sulla crisi dell´autonomismo anni Ottanta (si vedano le due dense interviste Il futuro e l´Autonomia e Dove va l´Autonomia), il suo percorso si snoda lungo tre fondamentali versanti.
Il primo è lo sforzo di ridefinire la questione sarda, individuandone con chiarezza i nuovi termini. Esiste ancora una «specialità» della Sardegna? O dobbiamo concludere che nella globalizzazione anche i sardi hanno perduto irrimediabilmente la propria identità? Il secondo versante è conseguente al primo: se esiste una identità dei sardi, allora non bisognerebbe esprimerla in termini moderni? Viene da qui l´imperativo a rinnovare la cassetta degli attrezzi, vale a dire a riformare a fondo, radicalmente, le istituzioni dell´autonomia ereditate dal Novecento. Il regionalismo sardo (anche quello dei tempi del giovane Soddu) viveva di contrapposizione con lo Stato, di politiche più o meno contestative, di trincee contrapposte tra un centro oppressivo e burocratico e la periferia in lotta per conquistare più autonomia. Il nuovo regionalismo degli anni Duemila sta invece nel cuore della Grande Rete delle istituzioni (il sistema complesso, sovranazionale e senza centro che ha sostituito di fatto gli Stati nazionali o li ha ridotti a uno dei suoi tanti snodi). Perciò deve passare dalla vecchia guerra di posizione (le trincee) alla nuova guerra di movimento. Deve mirare - dice Soddu - non tanto ad avere «più autonomia» quanto a conquistare «più sovranità».
Qui sta il terzo versante, e un po´ anche il cuore del ragionamento. Bisogna - spiega Soddu - «esercitare sovranità». Nel caso della Regione, «agire» da realtà sovrana, muovendosi nella Rete e «contrattando» al suo interno con gli altri soggetti che ne fanno parte. Ben al di là del vecchio autonomismo contestativi, ma anche ben oltre la cultura integrazionistica che negli anni Sessanta e Settanta immaginava di fondere la Regione sarda nel fronte unito delle Regioni. Attingendo alle radici identitarie non i motivi di un inutile e deleterio isolamento ma le ragioni culturali necessarie per dialogare e misurarsi alla pari con l´esterno. Vivere e convivere col mondo «grande e terribile», come lo chiamava Gramsci. Una bella sfida davvero, per un vecchio-giovane combattente dell´autonomia come Pietro Soddu.


Cumintzu de pàgina   Stampa Imprenta custa pàgina   Condividi Cundividi
Servitzios Bibliograficos Sardos