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La città si riscopre agli angoli delle strade

Press review | La Nuova Sardegna | Thu, 27 July 2006
CAGLIARI. Ogni angolo di strada cagliaritana conserva pagine di storia locale e custodisce momenti di vita collettiva registrati nei fondi d´archivio e nelle cronache dei giornali. Piazza del Carmine ne è l´esempio. Durante la dominazione romana è il centro dell´urbs kalaritana, nel Settecento è un´informe spianata, con l´avvento dei Savoia si trasforma nel luogo deputato alle impiccagioni, nel 1842 un´aula a cielo aperto per spiegare i segreti del sistema metrico decimale. Appena cambia destinazione d´uso, muta anche nome: da prazza de su trigu a piazza Madonna del Carmine per la omonima vicina chiesa; qualche anno e la ragione laica prevale su quella religiosa: piazza XXVII Marzo è la sua nuova denominazione a ricordo del discorso di Cavour su ´Libera Chiesa in libero Stato´. Nel 1882 finalmente il monumento all´Immacolata che resiste al tempo e perfino ai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Giampaolo Caredda, giornalista e scrittore, si è preso la briga di vagabondare per 12 quartieri cittadini - i quattro storici (Castello, Stampace, Marina e Villanova) e 8 moderni (San Benedetto, Sant´Avendrace-San Michele-Is Mirrionis, San Lucifero,Monte Urpinu, Bonaria, Genneruxi-Europeo, La Vega-Fonsarda, San Bartolomeo-La Palma-Sant´Elia-Poetto, la Scafa-Santa Gilla) per scoprirne i segreti e rivelarne le storie. Alcune sono finite nelle dispense universitarie, come la testa mozzata del marchese di Cea, giustiziato nel 1671 per aver partecipato all´uccisione del viceré marchese di Camarassa, che per 17 anni ha fatto compagnia all´elefantino della torre che dal 1307 vigila sul Castello. Altre storie nei proverbi cagliaritani: è il caso di ´sa fabbric´e sant´Anna´, l´interminabile costruzione della chiesa di via Azuni che, iniziata il 27 maggio 1785 è stata completata dopo 150 anni.
Mille particolari più e meno noti, scolpiti in 157 strade e piazze cittadine, che l´occhio distratto e frettoloso sistematicamente trascura per abitudine e assuefazione, vengono illuminati nel volume ´Le strade di Cagliari´, Aipsa Edizioni. Il pulpito collocato nell´atrio della chiesa di san Michele? Tecnicamente è l´ambone proveniente dalla chiesa di san Francesco al Corso dal quale l´imperatore Carlo V ascoltò la messa nel 1535 poche settimane prima di conquistare Tunisi. Sa gruxi santa? La croce che - eretta su una colonnina fregiata dello stemma di Cagliari, all´inizio di viale sant´Avendrace, di fronte all´attuale sede del liceo ´Siotto´ - in epoca spagnola indicava il confine giurisdizionale della città. Luogo di preghiera e anche di morte: i viandanti devoti si fermavano per recitare una preghiera, poco lontano il boia preparava la forca per impiccare i popolani colpevoli di qualche delitto.
Un libro per sciogliere dubbi sulla toponomastica cagliaritana. Uno per tutti: il significato del nome Is Mirrionis deriva dall´elmo dei soldati spagnoli, detti morioni, che di profilo presentavano gobbe simili alle colline a ridosso della strada. Veramente nei palazzi, nelle vie, nei vicoli e nelle chiese è scritta la storia piccola e grande della nostra città. Il libro di Giampaolo Caredda aiuta a scoprirla e, forse, ad amare un po´ di più Cagliari.
Mario Girau

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