Luciano Marrocu, "Debrà Libanòs"
Press review | L´Indice | Sun, 1 December 2002 Già due anni orsono Eupremio Carruezzo e Luciano Serra erano stati protagonisti di un romanzo di Marrocu, Fàulas, ambientato nell´Italia del 1939. Con Debrà Libanòs l´autore, che insegna storia contemporanea ed è autore di alcuni importanti studi sulla sinistra inglese, colloca i due personaggi nell´Etiopia del 1937. Anche in quest´occasione, la scrittura elegante ed essenziale si giova di un solido impianto storico. Senza per altro che la narrazione abbia a risentirne. Tutto comincia con l´uccisione di un notabile dell´Ovra, che si verifica poco dopo i fatti di Debrà Libanòs, l´eccidio di monaci deciso da Graziani in conseguenza di un attentato rivolto contro di lui. E´ attorno a questi due centri motori che si snoda la vicenda. Spiccano le note psicologiche su Eupremio Carruezzo, obeso commissario specialista in piani antisovversione sopraffatto dalle paure e dall´appetito, sul poliziotto Oppo, un ´disfattista malinconico´, e su Serra, il vero protagonista, straniero alla sua Italia e al suo tempo. Parallelamente, una vivida ambientazione prende forma da viaggi, feste dell´alta società coloniale, riti e usanze, oltre che dalla pura e semplice forza evocatica dei nomi: Assab, Gibuti, Addis Abeba (´casualità pura, foresta disboscata, meccanico raggrumarsi di esistenze´). Del romanzo, chiuso da un fine estratto diaristico, rimangono più d´ogni altra cosa le parole di una medium abissina su Debrà Libanòs, come luogo di pace distrutto da ´un´orda di demoni´. E se per Serra la trance della donna è una ´messinscena´ degli autoctoni volta a denunciare il massacro, tanto più a chi legge potrà sembrare che l´autore, con questa vicenda, abbia anche inteso far finalmente campeggiare nelle nostre coscienze, e nelle nostre librerie, dopo le censure e le rimozioni, uno dei più gravi crimini del fascismo. Daniele Rocca
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