L´antica (e un pò inedita) storia della Madonna di Noli me tollere
Press review | Tue, 28 November 2006 Un lungo lavoro di ricerca iniziato con la stesura della tesi di laurea e portato avanti negli anni successivi con la pubblicazione di due libri sulla storia e la tradizione mariana di Sorso, sono i frutti emersi in questi ultimi anni dell´impegno e la professionalità di Giampaolo Ortu. L´autore sorsese nella sua ultima opera, imminente la pubblicazione a cura di Carlo Delfino editore, ha voluto raccontare l´antica storia del capoluogo romangino concentrandosi sul culto mariano particolarmente presente a Sorso fin dai primi anni del 1200. Nato a Sorso e residente da sempre in quella via Cappuccini che porta dritta al santuario della Madonna di Noli Me Tollere, Ortu fin da bambino ha vissuto come parte essenziale delle tradizioni religiose sorsesi la devozione al santuario dei cappuccini. Come mai la scelta di scrivere un libro sulla Madonna? «Mi è sempre piaciuta l´idea di dedicarmi alla ricerca di prove tangibili - dice Ortu -, sul ruolo importante di quella influente tradizione che da sempre ho vissuto in casa». Il libro nasce da un documento, risalente al 1635, scritto in castigliano, dal primo cappuccino vissuto a Sorso, Padre Benedetto da Ozieri. Le ricerche hanno messo in evidenza le travagliate vicissitudini dei cappuccini prima di riuscire ad insediarsi in Romangia. La dura opposizione dei frati osservanti già presenti nel territorio infatti, creò non pochi problemi ai frati che comunque non cedettero e riuscirono a crearsi uno spazio diventato sempre più importante nella comunità sorsese. Il palinsesto di pergamena in quarto minore, a cui fa riferimento Giampaolo Ortu, deriva da un altro documento più antico scritto in sardo detenuto allora nella chiesa di San Pantaleo dal parroco Micer Silanos. Composto di tre parti, il manoscritto parla della storia dell´apparizione della Madonna, delle peripezie che i cappuccini dovettero affrontare nel costruire il convento e dei Gosos, i canti sardi dedicati alla Madonna. Significativa la citazione dello scrittore Gaston Vuiller che nel libro ´Impressioni di un viaggio in Sardegna´, accomuna fra i monumenti religiosi di un certo rilievo la Chiesa di Bonaria e il Santuario di San Gavino a quello di Noli Me Tollere. Nel libro di Ortu viene riportata anche la citazione dell´abate Angius (1835) che parla della festa popolare sorsese e del sontuoso regalo che i religiosi in tale giorno ricevono dagli operai del luogo. Ma più in generale si può dire che a Sorso da sempre vi è una particolare devozione verso la Beata Vergine testimoniata anche dai numerosi altari a lei dedicati nelle chiese della città. Non è certamente un caso se il comitato che si è sempre occupato di organizzare i festeggiamenti per la Madonna sia stato formato dagli agricoltori, il principale gruppo di lavoratori della città. Il libro è arricchito da tre appendici dedicate ad alcuni documenti. Il primo è un registro dei cappuccini che risale al 1650 scritto in spagnolo ed italiano, dove sono elencate tutte le spese affrontate per la costruzione del Santuario, con i nomi degli operai che hanno partecipato ai lavori. Il secondo è un elenco delle persone sepolte nel convento fino al 1835, il terzo è un elenco delle donazioni fatte ai cappuccini dal 1614 al 1864. Ma Giampaolo Ortu nella sua documentata ricostruzione, esclude la possibilità che i ritrovamenti della statua siano avvenuti nel famoso simulacro di Preddugnanu tanto caro alla tradizione religiosa. Nei documenti quindi non vi è traccia alcuna della zona dove oggi numerosissimi fedeli continuano a recarsi per raccogliersi in preghiera. I ritrovamenti vengono indicati sempre nell´oliveto a ridosso del centro abitato sempre su un albero dove successivamente i cappuccini vollero costruire l´attuale altare della Chiesa. Un risvolto dal sapore forse un po´ amaro per i fedeli, che comunque contribuisce ad arricchire di particolari l´antica storia della Madonna di Noli Me Tollere. (Antonello Fiorentino)
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