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Le anime disperate di Getsemani, dove tradire è d´obbligo

Press review | La Nuova Sardegna | Tue, 14 March 2006
La città, anche se il suo nome non viene mai pronunciato e potrebbe essere una qualsiasi del Mediterraneo, è sempre Cagliari. È una città di mare costantemente percorsa dal vento, dove il caldo e l´umidità avvolgono la vita degli abitanti di un quartiere residenziale dal nome infausto: Getsemani. Per il titolo del suo quarto romanzo, Francesco Abate ha scelto il luogo in cui Gesù fu arrestato dopo il tradimento di Giuda. Ed è proprio il tradimento il leit motiv del libro: non solo quello coniugale, che fa da sfondo alle vicende di quasi tutti i protagonisti, ma anche quello dell´amicizia e degli ideali, e dunque un po´ il tradimento di se stessi. Lo stesso Getsemani, inteso come il quartiere in cui è ambientata la vicenda, è un luogo tradito: dove c´era un uliveto secolare oggi c´è un piccolo ghetto dorato fatto di ville costruite secondo i dettami della moda feng shui, con piscine che dichiarano di ispirarsi al principio yin/yang e improbabili giardini zen. Fuori di quelle case sono parcheggiati suv dalle ruote enormi, immancabilmente neri. Perché l´apparenza domina, a Getsemani, paradiso a pagamento che è sorto nel giro di pochi mesi con capitali sospetti, e che è solo la prima pietra di ciò che aspira a diventare uno stile di vita: è già pronta la costruzione di un Getsemani 2, e così di seguito. E anche qui sorgeranno negozi, una piccola banca, lo studio di un avvocato pronto alla bisogna (che a Getsemani, e non potrebbe essere altrimenti, è specializzato in divorzi). E´ un po´ un American Beauty all´italiana, il mondo descritto da Abate. Dove abiti firmati, soldi a palate e droghe alla moda sono l´anestetico di un´umanità incapace di affrontare il mondo altrimenti. Un´umanità che tradisce ed è tradita, e che anzi fa di questo la propria bandiera. Ma a Getsemani non tutti vivono allo stesso modo, ovviamente, perché i proprietari di quelle case hanno bisogno di giardinieri, i negozi di commesse, le banche di impiegati, gli avvocati matrimonialisti di segretarie. E la vita di questi personaggi di secondo piano, spettatori di quel B-movie che gli scorre davanti, si intreccia fatalmente con quella dei primattori. Non solo perché anche loro faranno del tradimento la propria religione, ma perché in qualche caso vengono dallo stesso ambiente: sono cresciuti insieme nel vicino quartiere popolare La Palma (che a Cagliari esiste realmente), hanno frequentato la stessa scuola e la stessa parrocchia, hanno giocato sugli stessi campetti. Poi, c´è chi ha fatto fortuna, con lo spaccio di droga o sposando la figlia di un ricco impresario edile, e ha la casa feng shui con il suv nero all´entrata. E c´è chi ha avuto sorte peggiore, e ora passa il tempo a lucidare quell´auto nera dalle ruote enormi del suo ex amico d´infanzia. A unirli, come abbiamo già visto, è il tradimento. Che a Getsemani è quasi un dovere sociale, un mezzo per secondi fini più che di godimento personale. Ma i protagonisti del romanzo li ritroviamo insieme anche in una rapina alla banca del quartiere, l´episodio che apre il romanzo che prosegue con tanti piccoli flashback: una donna ha in ostaggio tre uomini, il colpo è fallito perchè la polizia non si sa come è già arrivata sul posto. Si tratta la resa. Poi qualcuno morirà, mentre per i più fortunati sarà un delitto senza castigo. Perché a Getsemani - dove si ostentano i tradimenti e, nel timore che vengano contaminati, si nascondono gli amori puri - non potrebbe accadere altrimenti. Tutto succede con uno straordinario colpo di teatro, ma i lettori di Francesco Abate - da Mister Dabolina (Castelvecchi) a Il cattivo cronista e Ultima di campionato (Il Maestrale) - questo lo immaginano sin dall´inizio del libro. Il più crudo, e anche per questo il più bello, di uno scrittore che guarda il mondo con humor nero.
Paolo Merlini

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