Disillusa utopia di un sindaco
Press review | L´Unione Sarda | Sat, 1 June 2002 Torna Antonio Cossu Fu un inverno duro, quell´inverno del ´59. Tramontana per tre giorni, poi le gelate e la neve. La sera dell´elezione a sindaco ci furono amaretti e vino bianco e i versi dei poeti cantori, ma fu festa amara per il primo cittadino del paese di Balonia. Storia di una disillusione e di un impegno tradito, quella raccontata nell´ultimo libro di Antonio Cossu ´Il sogno svanito´, per le edizioni Condaghes (pagine 235, euro 9,50), presentato recentemente alla Fiera del Libro di Torino. Il sindaco convoca pastori e allevatori e li sente diffidenti e lontani, quasi infastiditi dalla sua visione umanista di un futuro collettivo armonico e graduale. Lui ha vissuto e studiato lontano, tornando per le vacanze, e del posto dell´infanzia ricorda le feste e i balli e l´allegria dei banchetti. Soffriva di nostalgia, come il fabbro mastro Antoni, che tornò dalla Merica dove aveva fatto fortuna per tornare a fare la fame a casa sua. In Argentina aveva dinero e carne da arrostire, ma nessuno con cui bere un bicchiere. Anche il Sindaco professore è tornato, lasciando le città grandi perché il suo posto è a Balonia, per rinnovare e migliorare la sua terra. Scruta sulle facce della gente paure e bisogni, ascolta vecchie brontolone e vaccai con le bisacce di lana di capra, cerca risposte nella saggezza dell´amico muratore. In Municipio, Andria consulta scartoffie e firma ordinanze e sotto le formule burocratiche seppellisce pian piano il suo sogno di civile progresso. Asfittico il paese, neghittosi gli assessori, quando non decisamente ostili. Le sue trasferte d´amministratore di periferia negli uffici della capitale ottengono solo una fumosa tiritera di si vedrà, non è l´ufficio competente, inoltri la domanda. A Balonia le necessità sono tante e impellenti, minuzie da paesetto però, la fontanella pubblica, i banchi per la scuola, i buchi nelle strade. Moduli, sollecitazioni e una montagna di carte inutili, intanto dal paese partono cinquanta giovani alla volta, se ne vanno a lavorare in Australia, in Francia, in Germania, lasciando pascoli e vigne. Deluso, il sindaco idealista annaspa tra i piccoli interessi locali, mentre si diffonde la voce che dei ricchi investitori vogliano aprire una fabbrica. Finalmente soldi e occupazione, si dice: un mare di denaro nel quale s´immergeranno contadini, bovari, artigiani, tutta la popolazione, basta concedere agli americani (o russi o giapponesi) un terreno pianeggiante e ricco d´acqua. L´acqua leggera di Fontana Santa, finora usata per abbeverare il bestiame e annaffiare miserabili orti. A Tanca Rocciosa, venticinque ettari di sassi e biancospino, forse arriverà la ferrovia, magari, chissà, anche l´aeroporto. Il sindaco sognatore si oppone con bolli, timbri e proclami ad un´invasione che svilisce uomini e cose, come un lucido Don Chisciotte impugna fragili lance. Nelle pagine di Antonio Cossu, scrittore tra i più autorevoli e profondi, l´utopia di un solitario e la sua sconfitta. (Alessandra Menesini)
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