Francesco Floris, Sergio Serra, “Storia della nobiltà in Sardegna”, Ed. della Torre, Cagliari, 2007
Lo studio della storia sarda riguarda in maniera prevalente l’età nuragica e le sue manifestazioni archeologiche, mentre la storia delle famiglie nobili in Sardegna, che vissero il loro picco di stabilità e organizzazione nel secolo XVII, necessitava di uno studio “organizzato”.
Il volume di Francesco Floris e Sergio Serra è appunto uno studio moderno e sistematico della materia (i precedenti tentativi si ritrovano in alcuni manoscritti dei secoli XVIII e XIX), articolato in due parti principali: “Storia della nobiltà in Sardegna” e “L’araldica sarda” e corredato da un “Piccolo dizionario araldico”. Nella prima, scritta da Floris, viene analizzata la storia complessiva della nobiltà sarda e la sua funzione nelle società; la seconda, curata dallo scomparso Sergio Serra, è dedicata allo studio degli stemmi e delle armi nobiliari, con un adeguato materiale iconografico a supporto dei documenti.
Come sottolineato da Alberto Boscolo nella presentazione, “…la nobiltà sarda è stata una classe sociale complessa nella sua struttura, […] che ha svolto una funzione economica e politica notevole”. Dallo studio della sua storia e dei suoi simboli emerge, infatti, una classe sociale diffusa nel territorio (c’erano famiglie nobili praticamente in tutti i villaggi dell’isola), che traeva riconoscimento più dai “meriti” che dal “sangue”. Era costituita, a parte le famiglie “forestiere” catalane che peraltro si “sardizzarono” in fretta, perlopiù da proprietari terrieri, comandanti delle compagnie di miliziani, medici o avvocati che avevano ottenuto il diploma di cavalierato o di nobiltà come compenso per i lunghi anni al servizio della patria o del sovrano. Una nobiltà locale, dunque, fatta di sostanza che si traduceva nella forma, con stemmi che riproducevano simboli di ricchezza e abbondanza, fra i quali anche animali come il maiale o la vacca.
I “corsi e ricorsi” della storia si manifestano anche in una interessante caratteristica della nobiltà isolana: quella per cui fu proprio questa parte della società a tracciare il solco di una “coscienza nazionale” dei sardi che, in quanto “naturales” appartenenti alla “nazione sarda”, avevano diritto di ricoprire le cariche pubbliche con esclusione dei forestieri. Il volume, alla sua seconda edizione, è stato realizzato in seguito a un paziente lavoro di ricerca presso gli Archivi sardi, quelli della Penisola e presso l’Archivio della Corona d’Aragona a Barcellona.
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