Francesco Abate, “I ragazzi di città – Mister Dabolina Remix”, Il Maestrale, Nuoro, 2007
Dabolina è stato il leit-motiv degli anni '90, e molti se li ricordano bene, quegli anni di discoteche, cappuccino e cornetto all’alba e una movida cagliaritana per molti versi insospettabile, o forse appena visibile sotto la superficie di sabati (ma anche giovedi e venerdi) in fondo tutti uguali.
Un titolo molto efficace per questo romanzo di Francesco Abate, giornalista e disc jockey conosciuto col nome di Frisco. Il luogo mai chiaramente indicato è ovviamente la Sardegna, in particolare Cagliari e le sue coste, meta delle migrazioni notturne di massa del divertimento estivo. Sono infatti riconoscibilissimi nella narrazione i ritrovi della ex gioventù cagliaritana, accasata e imborghesita quanto basta per giustificare ai propri e altrui occhi una esistenza parallela fatta di nottate in discoteca e avventure varie ed eventuali in compagnia della Family (proprio così, all’americana), ad indicare il gruppo che accompagna il protagonista, avvocato di giorno e dj la notte, nel lavoro alla consolle.
Proprio nella scelta dei protagonisti è evidente la volontà di farne degli esempi, degli archetipi quasi: agli improbabili nomi come Furio e al melting pot etnico perlomeno inusuale per una Cagliari che immaginavamo più provinciale si accompagna il chiaro intento di tracciare una storia “diversa” da quella prevedibile e sonnolenta di una “capitale” in realtà schiava delle proprie abitudini tranquillizzanti e un po’ piccine: il bagno al Poetto, il weekend alla “villetta” al mare, il caldo soffocante di certi pomeriggi, la rosticceria sotto casa e così via.
La vita scorre e la bella stagione è appena cominciata quando un omicidio incrina l’oliata macchina della Family dell’avvocato Grimaldi e i problemi di ognuno dei componenti esplodono.
Il romanzo – niente a che vedere con il filone noir sardo, qui predomina la narrazione in sé piuttosto che la soluzione del giallo- si legge benissimo, nonostante o forse proprio per lo stile semplice e diretto senza grandi introspezioni ma con un po’ di cattiveria non scontata. L’elemento interessante di questo “remix” è che si tratta della riscrittura del romanzo originale pubblicato da Castelvecchi nel 1998, con la sovrapposizione di una nuova trama che fa partire il libro dall’adolescenza dei protagonisti e un finale diverso.
Dopo il primo Mister Dabolina Francesco Abate ha scritto alcuni altri libri, di ambientazione diversa ma accomunati dalla presenza di personaggi in chiaroscuro, mai soltanto cattivi e mai solo “risolti”: ricetta efficace per non rendere prevedibile la narrazione, che è poi quello che si chiede a una buona storia.
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