Salvatore Satta nacque a Nuoro nell’estate del 1902. Ultimo figlio del Notaio Salvatore Satta e di Valentina Galfré, frequentò il liceo “Asproni” di Nuoro e conseguì la licenza liceale presso il famoso Istituto “Azuni” di Sassari. Frequentò la Facoltà di Giurisprudenza in diverse città italiane per poi laurearsi presso quella di Sassari.
Tra il 1928 e il 1930, giovanissimo, scrisse il suo primo romanzo “La veranda”, ambientato in un sanatorio dell’Italia settentrionale in cui il Satta si trovava ricoverato. L’atmosfera, già cupa di per sé, come può ben immaginarsi, è resa ancora più cupa e triste dal lento e monotono trascorrere dei giorni caratterizzati da un senso di abbandono e dall’alternarsi nello stato d’animo dei ricoverati, dallo spettro della fine incombente e dalla speranza indefinita e vaga di guarigione. Il manoscritto, ritrovato dopo la sua morte, fu ripubblicato nel 1979 dopo il successo de “Il giorno del giudizio”. Il Satta partecipò nel 1928 al Premio Viareggio presentando appunto “La veranda”. Mario Moretti, uno dei giurati, ne fu subito entusiasta, paragonandolo alla Montagna incantata di Thomas Man. Ma la giuria lo ritenne, dato l’argomento, improponibile per il pubblico italiano, in un’epoca in cui la malattia era vissuta quasi come un disvalore.
Deluso, decise di dedicare le sue energie allo studio del diritto, diventando ben presto docente universitario e giurista di fama europea nel campo del Diritto processuale civile. Insegnò presso le università di Padova, Genova, Trieste e, principalmente, Roma. Pubblicò numerosi lavori di carattere giuridico di respiro europeo che gli conferirono ampia notorietà nel settore. Tra il 1944 e il 1945 scrisse il “De Profundis”, delle riflessioni amare sulla fine del fascismo e sugli orrori della guerra.
Nel 1970 iniziò la stesura de “Il giorno del giudizio”, che terminò nel 1974, a un anno dalla morte avvenuta il 19 aprile del 1975. Il romanzo fu pubblicato postumo nel 1977 dalla Casa editrice Cedam, specializzata in testi giuridici. Ma il successo dell’opera arrivò con la successiva pubblicazione, avvenuta nel 1979 con l’Adelphi. Si rivelò uno scrittore di grandissimo talento, divenendo ben presto un caso letterario senza precedenti, tradotto in ben 17 lingue, e può essere considerato tra gli scrittori più significativi del Novecento. “Il giorno del giudizio” narra la storia di una famiglia; la sua famiglia, vissuta a Nuoro tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale. Il romanzo, caratterizzato dalle atmosfere cupe e tenebrose tipiche dell’autore, induce il lettore alla riflessione sul senso dell’esistenza e sull’ineluttabilità della vita, attraverso lo sfilare di personaggi con i loro vizi e le loro virtù, offrendo un vivido affresco della Nuoro dell’epoca. Riflette, inoltre, tramite i suoi personaggi, il conservatorismo dell’autore, angosciato dal dilagare delle manifestazioni operaie e studentesche scaturite nei primi anni Settanta e dalle conquiste sociali ad esse connesse quali, in primis, il divorzio, la scuola di massa e le innovazioni normative in ambito lavoro. Non mancarono i malumori dei nuoresi che si sentirono rappresentati nelle pagine del romanzo e le critiche di chi riteneva riduttivo focalizzare le vicende narrate quasi esclusivamente sulla borghesia e non l’insieme della società.
Bibliografia ragionata
Salvatore Satta, De Profundis, Padova, Cedam,1948
Salvatore Satta, De Profundis, Milano, Adelphi, 1980
Salvatore Satta, Il giorno del giudizio, Padova, Cedam, 1977
Salvatore Satta, Il giorno del giudizio, Milano, Adelphi 1979
Salvatore Satta, La Veranda, Milano, Adelphi, 1981
Salvatore Satta, Il mistero del processo, Milano, Adelphi, 1994
Vanna Gazzola Stacchini, Come in un giudizio, vita di Salvatore Satta, Roma, Donzelli, 2002
Salvatore Satta, la Veranda, Nuoro, Illisso, 2002
Salvatore Satta, De Profundis, Nuoro, Illisso, 2003
Salvatore satta, Il giorno del giudizio, Nuoro, Il Maestrale, 2006
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