Figlio di Antonio, nuorese, e della cagliaritana Lucia Mura, nacque a Cagliari il 28 ottobre 1746 (anche se per vezzo nella sua Autobiografia scrive 1758, creduto in questo da P. Tola, A. Cabras e A. Baccaredda) e morì a La Maddalena il 13 febbraio 1834. Di modesta famiglia, riuscì a studiare sino ad essere promosso alle scuole superiori di filosofia nella Regia Università di Cagliari. Improvvisamente, abbandonati gli studi, si diede a vita scioperata. Arrestato, dopo la liberazione, iniziò a correre armato per la campagna a capo di ex-compagni di prigione. Avuto il perdono giudiziale, riprese gli studi e conseguì a 31 anni il titolo di notaio. Ebbe modo così di frequentare i più rinomati avvocati cagliaritani, quali il Cabras, il Pintor, il Paglietti. L´arrivo della flotta francese del Truguet, nel 1793, risvegliò la sua indole ribelle, divenne capopopolo contro i Francesi e più tardi, divenuto comandante delle truppe urbane del quartiere cagliaritano di Stampace, partecipò da protagonista ai moti antipiemontesi. Tuttavia quando Carlo Emanuele IV, perduto il Piemonte, trovò rifugio in Sardegna, il Sulis si mise a servizio del re. Ma il partito a lui avverso non tardò ad allontanargli le simpatie del popolo, che costituiva la sua vera forza, e del re con insinuazioni e calunnie. Perseguitato e sotto il peso di una taglia di 500 scudi, venne tradito, durante la fuga, e consegnato alla forza pubblica. Giudicato e condannato dal Valentino, trascorse 22 anni nella Torre dello Sperone ad Alghero. Graziato da Carlo Felice il 14 luglio 1821, finì i suoi giorni al confino alla Maddalena, dove scrisse, su consiglio del Tola, la sua Autobiografia, in linguaggio popolaresco, che rimase inedita fino al 1964.
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