Àteros piessignos

S'òpera

Marco è vissuto fin dall´infanzia due sponde dello stesso mare. Ma ovunque si trovi si sente sempre estraneo: nei luoghi dell´infanzia passata in continente, nella Sabina, terra materna, e poi in Sardegna, a Ploaghe, paese paterno, dove approda con i suoi all´età di nove anni. Per gli uni è il sardegnolo, per gli altri il continentale. Per tutti comunque un forestiero, un emigrato senza appartenenza, un senza patria. Lui stesso sente di non avere radici riconosciute. Marco guarda gli altri formare gruppi, amicizie, alleanze. Li osserva rimanendo però sempre in disparte, senza sentirsi mai invitare a farne parte. Nonostante questo sviluppa, attraverso una maturazione sofferta e cosciente, una sua personale dimensione, fatta di luoghi, persone, incontri, a volte drammatici, altre volte ilari, che lo porterà a comprendere esattamente chi sia in realtà. E questo anche grazie alle delicate storie d´amore che vivrà, in particolare quella con Chiara, la donna della sua vita. Il continentale ha per sfondo il tema delle radici, della memoria, un problema quanto mai attuale per tutti coloro che, per costrizione o per scelta, hanno deciso di lasciare la propria terra d´origine per vivere all´interno di mondi, contesti e culture totalmente diverse. È una storia di sofferenza, di difficoltà, di lacerazione, con alti momenti lirici, dove il filo conduttore della narrazione è condotta con maestria dall´autore il quale, con sapiente mano, illustra luoghi, pensieri, azioni dei protagonisti in modo leggero ed accattivante, appassionando il lettore in ogni sua pagina.