L'opera
Il conte di Pralormo, inviato nell´isola dal re Vittorio Amedeo II, in tre anni di soggiorno a Cagliari, in qualità di reggente la Reale Cancelleria, la più alta carica giudiziaria del Regno, tiene un diario det-tagliatissimo in cui raccoglie appunti di lavoro, descrizioni di ambienti, cronache di cerimonie civili e religiose, commenti a vicende pubbliche e private. Le annotazioni sugli affari di Stato si fondono con quelle riguardanti il cibo, il maltempo, i malesseri personali. In tremila pagine descrive la vita sociale e le questioni di governo assieme alle indagini sui protagonisti di un banditismo sardo in piena espansione eversiva, sobillato da filoaustriaci e filospagnoli, violentissimo e dilagante in decine di villaggi della Sardegna settentrionale, insanguinati da vendette e lotte di potere. Gli inizi degli anni Trenta del Settecento rappresentano per la classe dirigente piemontese l´amara scoperta di una Sardegna fortemente arcaica e intrisa di cultura di governo ancora spagnola, lontana dalla concezione assolutista e sabauda dello Stato. Il conte è un uomo dalle molte virtù: colto, competente in diritto, rigoroso e religioso, tra i più insigni esponenti della nobiltà subalpina di antico lignaggio, al servizio di uno Stato piccolo, efficiente e guidato con polso fermo dal sovrano, secondo i principi del buon governo, messi a dura prova nell´isola dalla forza centrifuga di potenti feudatari e da un esteso foro ecclesiastico. Il conte di Pralormo, incaricato segretamente dal sovrano di verificare la correttezza e l´onestà del viceré, lo assolverà alla fine di un´accurata indagine svolta con tatto e diplomazia. La ricercatrice Eloisa Mura ha trascritto e commentato, con un ampio studio critico, questo eccezionale documento (concesso in tale occasione dall´archivio privato Beraudo di Pralormo), riprodotto integralmente nel cd-rom allegato al presente volume.
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