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Tappi, Capperi & Abiti Fatti

Cagliari l´avventurosa ascesa di una città commerciale 1886-1910
Tappi, Capperi & Abiti Fatti - Giancarlo Cao, VerbaVolantVideo (2011)

Author/s Giancarlo Cao
Illustrator/s Mario Garbati
et al.
Publisher VerbaVolantVideo
Edition Cagliari, October 2011
Pages 256 (illustrated)
Genre Non-fiction
Format Paper 
Price € 39,00
Introduction Giancarlo Cao
Release language Italian

  Further details

The work

1886. Cagliari, dopo secoli di segregazione dentro le fortificazioni imposte dai numerosi dominatori d´oltremare, comincia ad assaporare il gusto di una libertà, sia pure vigilata, attesa troppo a lungo. La progressiva demolizione di porte e baluardi consente ora ai cagliaritani di muoversi più agevolmente e di provare a rigenerarsi, a dare un volto nuovo alla città e una dignità a se stessi. Ma l´unica, concreta possibilità di riscatto per una comunità costretta da sempre in uno stato di spaventosa arretratezza economica, culturale e civile, è offerta dall´attività più antica del mondo dopo la caccia, la pesca, l´agricoltura: il commercio. Altro, al momento, non c´è. Tuttavia, l´apertura del mercato locale incoraggia il fenomeno di un nuovo colonialismo, più morbido e più moderno, rappresentato dall´ennesima ondata di operatori economici continentali e stranieri. La città ha bisogno di tutto, né i commercianti locali hanno l´esperienza e la mentalità per affrontare la sfida in modo adeguato. Un´ondata di piemontesi, lombardi, liguri, Veneti, friulani, toscani, napoletani, siciliani, svizzeri, austriaci, francesi, si riversa in città e occupa gli spazi migliori offerti da un mercato piccolo ma quasi vergine. I cagliaritani dovranno pazientare ancora, e intanto imparare. Ma il 1886 è anche l´anno in cui viene inaugurato il Mercato Civico, la prima struttura in grado di accogliere al coperto tutti gli scambi che fino a quel momento erano avvenuti in una sorta di caotico emporio fatto di bancarelle, tende e baracche disseminate per le strade e nelle piazze. Per la città l´evento è di un eccezionale valore simbolico, una prima svolta verso la faticosa conquista di un´identità che le faccia dimenticare quell´aspetto di paesone trasandato e fatiscente ereditato dagli ultimi conquistadores spagnoli. L´avventura è cominciata, e come tutte le avventure presenta lati rischiosi, entusiasmanti, ingenui, qualche volta comici. Cagliari si trasforma così in un catino ribollente di iniziative commerciali, aperture di negozi e magazzini, successi e fallimenti, competizioni più o meno leali in cui ciascuno vende quel che ha, quel che trova o quel che si inventa. E tutti vendono di tutto. Così, c´è chi insieme ai mobili vende latte di vacca, insieme agli esplosivi smercia botti, tini e damigiane, insieme a mandorle e cereali, piazza polizze assicurative nell´assoluta mancanza di specializzazione. E la pubblicità sui quotidiani, in assenza di altri media a largo raggio, serve allora per vendere i prodotti più semplici come vino, latte, pane, fave e carrube, trippa e agnolotti, TAPPI, CAPPERI e ABITI FATTI. Col tempo in ogni modo la sfida sarà vinta, e la città saprà trovare nel commercio la chiave del suo sviluppo, del suo benessere e con questo un minimo di autonomia. Si sarà data insomma un´identità di centro commerciale, una delle anime che tutt´oggi conserva tra le sue più autentiche e radicate.

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