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L'opera

La spina segreta rientra nel progetto di una vagheggiata trilogia di sillogi di poesie dedicate alla Sardegna, all´attaccamento alla sua antica civiltà, a quella più arcaica, al primitivo pianeta del periodo nuragico. In maniera assolutamente spontanea, alcune liriche "sconfinano" in versi che si aggirano e celebrano anche le altre antichissime civiltà del Mediterraneo. Il mare nel quale si formano e comunicano, interagendo fra loro, producono queste civiltà sia pure con tratti simili e distinti ("s´avviluppa l´antica/stirpe attorno alle radici del cuore/ansiose linfe di speranza"). La Sardegna, isola del desiderio e del mito è entrato, grazie allo Deledda, nell´immaginario europeo ("altro fuoco all´angoscia/in questo eden perduto/visionario elisio d´esilio"). Isola dell´intemporalità, secondo modelli propri della coscienza antropologica ed estetica degli artisti della Secessione che annettevano grande importanza al linguaggio mitico e ai saperi antropologici e religiosi, ai depositi dei saperi millenari dell´umanità. I poeti, in Sardegna, hanno contribuito a stimolare la funzione poetica del linguaggio, o produrre testi artistici e artigianali in ciascun linguaggio verbale e non verbale ("La pace ancora possa/stupito sulla terra/come trofeo di guerra/fra mani insanguinate". Una creatività, diffusa e condivisa, ha sempre caratterizzato questo popolo, grazie al riscontro con un pubblico motivato e attento. E quindi una identità risentita che può overe origine solo da un confronto serio, appassionato, con radici nascoste e profonde. Ineludibile, l´assillo della ricerca è una spina ("Lo spina che segreta sul costato/l´acùleo che si fa uncino d´amo/o guisa d´ancora dentro le carni/è la spina di rosa non più colta/dal giardino ventoso del paese/materno".