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Maracanda con Antonello Monni per il bambino dalla milza di legno

Rassegna stampa | Sab, 1 Ottobre 2011
SardiNews
mensile di informazione socioeconomica della Sardegna anno XII ottobre 2011


Un romanzo delle edizioni Iris con un medico che presenta la sua opera prima


In sardo la milza si dice isprene. È il luogo del coraggio ma pure della malinconia, come lo spleen di Baudelaire: fiori del male e relitti ma anche lo spirito che, soffio vitale, si aggira nella selva di una metropoli ottocentesca. Trasportate questa selva in luoghi che furono incontaminati, raccontati oggi, in era internet. La malinconia poetica di Baudelaire troverà punti d´incontro con questo questo romanzo di Antonello Monni, oncologo e fondatore di oasi e foreste naturalistiche: Il bambino dalla milza di legno (Oliena, Iris, 2011 -http://www.editoriasarda.it/scheda.asp?id=978-88-89187-25-8&ver=it
È un romanzo ad alta leggibilità. Molto interessante la presentazione di Eduardo Blasco Ferrer, ordinario di Linguistica Sarda all´università di Cagliari che dice di contesto, trame, struttura narrativa e linguistica, il sardo nuorese-olianese e poi l´italiano. È un romanzo della natura dove il punto di vista e di narrazione, quindi anche di pensiero-parola-scrittura, è quello principalmente del bambino protagonista: lui, Antoneddu figlio di Peppe Monne, olianese, ´s´Inzinieri´, ingegnere, e di donna Margherita, nuorese, dei Nieddu Semidei Bonaparte. Il sentire bambino del narratore alterna quello degli animali, delle piante, della natura delle cose. Thilpirche, cavalletta, Maria Pica, gazza, Averla, Passero, Pernice, Lepre, Volpe, Gatto Selvatico. Sono la gente del romanzo. E, sempre lettera maiuscola, Gladioli, Pancrazi, Aranci. Uccelli, Martore, Insetti, Rondoni Alpini, l´Uccello Farfalla. E Terebinti, Ulumos, olmi, Chessa, lentisco, Aliderru, fillirea. Co-protagonista la Cavalla Isabella, un poco più defilata la Capra Galatea, apparizione e sacrificio dell´agnello nero Pinturinau, del cane che fu Su Duce poi rinominato Badoglio, l´asina Turedda che amoreggia con l´asino Tidore.
Giustamente Blasco paragona il romanzo di Monni a Sos sinnos di Michelangelo Pira, a Padre padrone di Gavino Ledda e all´Elias Portolu deleddiano. Come fattore edenico ma pure come natura trasformata dai denti del Tempo e dalle mani dell´Uomo, spesso in maniera crudele. Il paesaggio del romanzo è reale ma è come se Monni riprenda l´invenzione di Maracanda di Francesco Zedda collocata tra il Supramonte di Oliena e di Orgosolo. La Storia i suoi intrighi, la guerra e gli erosimi si svolgono altrove, tra i tradimenti di Nur Lallai, e la Cagliari bombardata e devastata dalla seconda guerra mondiale. Il bambino dalla milza di legno inizia proprio in questo immediato dopoguerra. A Nuoro, a casa dei Monni-Nieddu, annunciata da due missive, due capolavori di comicità dello stesso parroco di un paese lontano, a s´Inzenieri e donna Margherita, arriva la famiglia di Pompeo, pancia enormemente gonfia, il bambino dalla milza di legno, idropico. È una famiglia lacera, affamata, sporca, putente sette terre. Don Peppe e donna Margherita coinvolgono la servitù per sistemarli in una loro proprietà di Baddemanna. Lasceranno pesanti tracce del loro passare. La scrittura di Monni è qui di effetto realistico-veristico, appunto deleddiana, mischiata a evocazioni fantasmatiche da giorno del giudizio sattiano. Ci saranno poi, nell´episodio nuorese del giogo dei buoi squartato da altra folla affamata e nella figura di Tziu Capopresse castratore, impliciti richiami al Bue che fu Toro nel romanzo Il sale sulla ferita di Angioni. Pure il bambino idropico avrà altre evocazioni. Adesso, nelle andate e ritorni da Nuoro a Oliena, il narratore sperimenta la scuola impropria del capraio mannalitarjo Lussuglieddu, otto-nove anni appena, e poi dell´altro coetaneo, Zizzucucca.
La scoperta di nuovi mondi, le visioni e le vertigini di Punta Cusidore e Tiscali, grotte stillanti acque lustrali e impervia boscaglia, pietre di vetro, legni e pelli lavorate, acciarini che producono la magia del fuoco, sono romanzo di formazione. Nomi come segni. Sorichitta, Colvredda, Puzonedda, Erittu. Api e Formiche. La fame. I mesi. I fuochi di San Giovanni e tzia Podda mattonaia. Il mondo pastorale e contadino di Giuseppecattide e di Antonio, le vigne, il vino, la favola mitologica di Jaiuchelu. L´altra parte, la scuola ufficiale, divarica tra case padronali e l´appartenenza di anime e corpi alla parrocchia di Su Vicariu. L´Oliena narrata da Monni è coeva di quella interiorizzata anni fa dal romanzo Via delle vergini della cagliaritana Maria Teresa Petrini, pure lei medico. Luogo di tradizioni l´abitato, continuata meraviglia il creato di Maracanda. Notevole in narrazione la scoperta delle aquile segnalate dal terrore delle capre. E Lussuglieddu che svela ad Antoni che non caleranno sul branco: sono in amore. E il favoloso viaggio verso Foresta Burgos, per la monta delle cavalle.
Infine Gargagiu, anomalo trapper, che scambia i suoi silenzi e segreti con le letture del bambino, specie Il Tamburino sardo e il romanzo Per deserti e foreste. Gargagiu significa letteralmente Capretto ma il personaggio di questo romanzo vale molto di più. Libro di forte educazione sentimentale e pure sessuale. Gargagiu è persona del Neolitico, osserva ancora Blasco Ferrer: in un´Odissea alla Kubrick che ha lo stesso centro di narrazione dentro questo nostro mondo. Homine Vetzu, Gargagiu, senza tempo. E Angelus Novus.

Natalino Piras

Maggiori informazioni su  
  Iris
Il libro  
Antonello Monni

Il bambino dalla milza di legno


Oliena, Iris
2011, pp. 232, Narrativa
Euro 15,00
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