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Innovazione e tradizione le parole chiave per lo sviluppo

Press review | Il Giornale di Sardegna | Thu, 15 February 2007
Lunedì 14 febbraio nell´Aula Magna della Facoltà di Architettura, la Cuec Editrice ha presentato il libro dal titolo Saperi locali in Sardegna. Tradizione e innovazione nell´attività economica, curato dall´economista Antonio Sassu. Il volume, che raccoglie alcune tesi di laurea discusse nella Facoltà di Scienze Politiche negli anni 2000-2003 oltre naturalmente agli interventi dei docenti, ha come tema centrale il collegamento fra Università e società produttiva, e prende in considerazione alcuni microsettori dell´economia sarda fra i quali quello del mirto, del miele, dei tappeti etc. Dopo il saluto del Rettore Pasquale Mistretta, Il dibattito, coordinato da Giacomo Mameli, si è giocato tutto sulle parole chiave tradizione einnovazione, rilevanti quando si esaminano i comparti produttivi della Sardegna e la possibilità per la nostra Isola di godere di una promozione nazionale e internazionale importante per la sua immagine con il ritorno economico che ne consegue. A questo proposito è stato di grande interesse l´intervento di Giulio Angioni, che ha offerto il punto di vista dell´antropologo su concetti come il valore monetario di valori intangibili e cruciali per la nostra economia come lo sono appunto i saperi locali, quelli che si acquisiscono con il fare, insomma il cosiddetto learning by doing. Il punto di sintesi della problematica analizzata dal volume di Sassu è bene inquadrato da Valentina Argiolas: la scelta della Cantine di Serdiana di puntare sulla qualità e tipicità dei loro prodotti si rivela a tutt´oggi vincente, ovviamente col sostegno indispensabile di una innovazione tecnica altrove spesso percepita come nemica. In un mercato estremamente competitivo i concorrenti, spiega la giovane imprenditrice, spesso sopperiscono alla mancanza della conoscenza di cui noi invece disponiamo con delle strategie di marketing territoriale, e soprattutto hanno dalla loro parte la volontà di cooperazione che spesso in Sardegna manca. L´antico ma purtroppo ancora attuale ostacolo dell´individualità che spesso diventa invidia, impedisce la formazione di consorzi e avvelena la sana competizione: l´unione insomma non sembra fare la forza in Sardegna, e questo risulta fortemente penalizzante nello sviluppo competitivo, soprattutto se, come sostiene Marco Vannini dell´Università di Sassari, una delle cose fondamentali per la promozione della Sardegna è mantenere alta la reputazione di un intero territorio. Il libro di Antonio Sassu, che peraltro, bisogna ricordarlo, analizza la storia di settori anche meno fortunati come la lavorazione della pelle e del cuoio, ha sollevato molte domande che hanno arricchito il dibattito, esteso anche a questioni nevralgiche come i parchi naturali o il pastoralismo di ieri e di oggi. L´ultimo intervento è stato quello dell´autore: il Prof. Sassu chiarisce che ogni Paese si sviluppa secondo il proprio sentiero e questo introduce il tema del progresso economico legato alla dimensione culturale, talvolta con una valenza di rottura. Nel caso della Sardegna i settori tradizionali non sembrano più essere sufficienti in termini di occupazione e reddito, i numeri lo confermano, con 863 aziende esaminate per complessivi 2838 posti di lavoro: bisogna quindi puntare sui settori nuovi.

(Francesca Madrigali)

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