Dalle case di campagna rivive la storia del territorio

Press review | La Nuova Sardegna | Wed, 28 June 2006

La storia del territorio attraverso una ricerca sui fabbricati agricoli e le vicende delle proprietà terriere dal 1840 al 1940. È lo studio di Salvatore Loi, appassionato di cose locali, di volta in volta antropologo, storico, economista e geografo per descrivere il mondo che ruotava intorno alle proprietà rurali. Una lunga ricerca bibliografica; le migliaia di interviste, fatte ad uomini e donne protagonisti di un modo di vivere e di lavorare scomparsi; centinaia di immagini per documentare le tracce lasciate dal passaggio umano. Dal materiale è nato un libro destinato a perpetuare una memoria storica destinata, altrimenti, a scomparire. Il libro sta per essere pubblicato dalla casa editrice Domus de Janas e fra qualche settimana sarà presentato in una cerimonia che si terrà a Teulada. La ricerca inizia con una descrizione del territorio, del paesaggio e delle condizioni di utilizzo agricolo-produttive. La seconda parte si basa sull´edilizia rurale (furriadroxus, medaus) ricostruita attraverso le interviste fatte ad agricoltori, pastori, allevatori e massaie. La documentazione delle case di campagna si basa su foto che in molti casi riescono a testimoniare labili tracce delle costruzioni originarie. In molti casi c´è solo una descrizione basata sul racconto di chi abitò o che fu protagonista nel sistema produttivo di riferimento. Il finale della ricerca riepiloga le condizioni del lavoro agricolo e la sua ripartizione comunitaria. Non poteva mancare, infine, un cenno sull´edilizia urbana. Le case del paese sono simili per materiali, edificazione e tecnica costruttiva alle abitazioni rurali. Una ricerca utile. La conoscenza dello sviluppo del paese nello spazio e nel tempo favorisce lo studio di ogni singolo abitante e dei suoi rapporti con la comunità. L´autore ha fatto molta attenzione alla diversità dell´ambiente circostante: la terra, l´uomo, le colture, la cultura. Ha dimostrato che l´uomo conta geograficamente solo nel suo gruppo.
Enrico Cambedda