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«Troppi piani, troppi litigi, così rinunciarono allo sbarco»

Rassigna de imprenta | L´Unione Sarda | Zoy, 15 Maju 2008
Presentati il poderoso studio di Mariarosa Cardia e il progetto La Memoria Ritrovata

Dopo la caduta di Stalingrado e la vittoria di El Alamein gli Alleati erano convinti di chiudere la guerra in Europa entro il 1944. Quando Churchill, il presidente Roosevelt, il generale Eisenhower, i capi di Stato maggiore inglesi e americani si ritrovarono nel gennaio del 1943 al vertice di Casablanca, cominciarono a parlare già del dopoguerra. Ma le cose andarono diversamente dalle loro previsioni per la resistenza opposta dalle forze germaniche e anche per le incertezze della strategia alleata sul fronte occidentale. Inglesi e americani erano divisi su tutto, ciascuno aveva convinzioni personali su come condurre la guerra. Divisioni tra gli stessi inglesi e gli stessi americani, tra Eserciti e Marine, tra servizi segreti e comandanti. Gli inglesi puntavano sullo scacchiere mediterraneo, volevano conquistare la Grecia, i Balcani per poi risalire sino alla Germania. Gli americani pensavano al fronte Nord, alla Francia come porta per la vittoria. E l´Italia? Entrambi ritenevano che sarebbe caduta da sola, si sarebbe arresa e consegnata come un regalo agli Alleati. Anche questa previsione (con l´eccezione della Sardegna che si ritrovò liberata praticamente senza combattere) fu sbagliata in pieno. La guerra in Italia fu lenta, lunga, sanguinosa, devastante, con un un bilancio spaventoso di morti da una parte e dall´altra.
«Dall´inizio del 1943 si sapeva che gli Alleati avrebbero vinto, ma i risultati delle fasi del conflitto non corrispondevano alle previsioni degli strateghi», afferma l´inglese David Ellwood, docente all´università di Bologna ed esperto di storia militare. Ieri era all´Exmà per discutere con i colleghi dell´ateneo cagliaritano sulla «Sardegna nella strategia mediterranea degli Alleati durante la seconda guerra mondiale»: Che è anche il titolo del poderoso volume realizzato dalla docente Mariarosa Cardia sui documenti degli archivi nazionali di Kew, a Londra, e del College Park, nel Maryland, per la parte americana. Un lavoro di ricerca, con la collaborazione di Silvia Benussi e Francesca Cuccu, durato dieci anni e culminato con il libro di 800 pagine (edito dalla Cuec, 45 euro) come primo mattone di un ambizioso progetto battezzato "La Memoria Ritrovata". Con i contributi della Fondazione del Banco di Sardegna e della Regione, «è nata questa collana volta a costruire un archivio della memoria storica che rappresenti un punto di riferimento per gli studiosi e per tutta la comunità», sottolinea Luciano Marrocu, nella triplice veste di storico, assessore provinciale alla cultura e curatore della collana insieme a Mariarosa Cardia. «Prevede di individuare, acquisire, studiare e pubblicare fonti documentarie riguardanti la Sardegna e custodite negli archivi nazionali ed esteri». Sono già in cantiere altre quattro pubblicazioni.

PRESENTAZIONE
«Questa esplorazione - afferma Gian Giacomo Ortu, direttore del Dipartimento di storia politica internazionale - contribuisce a sottrarre la nostra storiografia a un peccato di introversione e aiuta a posizionare meglio la Sardegna nel panorama mondiale». La duplice presentazione del volume e del progetto editoriale, è l´occasione per un confronto tra storici. L´autrice riassume le tappe della sua ricerca che, in queste pagine, racconta in modo critico e sistematico i piani degli alleati per conquistare l´isola tra il 1940 e 1943. «Sino a pochi anni fa - spiega la Cardia - si pensava che esistesse un unico piano, chiamato Mincemeat (tritacarne) e ideato per depistare i nazifascisti. Fu una clamorosa messa in scena, mentre in realtà si preparavano i piani per sbarcare in Sicilia». Mariarosa Cardia ha recuperato e studiato i dossier relativi alle operazioni "Yorker", "Garotter" e "Brimstone", ora pubblicati in ogni dettaglio, con immagini e atti "riservatissimi". «Questo volume - sottolinea l´assessore comunale alla cultura Giorgio Pellegrini- è uno di quei lavori che gli inglesi definiscono "definitivy book", perchè sarà difficile scrivere altro sull´argomento». Un´opera fondamentale che «si inserisce nella politica di ricerca sulla nostra identità e sulla valorizzazione attraverso i libri e internet promossa dalla Regione, anche con iniziative come la Digital Library», rileva l´assessore regionale Maria Antonietta Mongiu.

DEPISTAGGIO
Ma sono gli storici David Ellwood e Claudio Natoli a mettere l´accento sull´importanza e soprattutto sulle novità emerse dall´analisi della Cardia. «Non ci fu un solo piano e per giunta falso perché mirava esclusivamente al depistaggio. Questo studio - dice Natoli - con una copiosa documentazione dimostra il contrario. E cioè che per tempo, a partire dal 1940 dopo la vittoria aerea nella battaglia d´Inghilterra, ci fu una continua progettazione per occupare la Sardegna che gli inglesi vedevano in posizione chiave lungo le rotte del Mediterraneo». Rimarca il collega inglese Ellwood: «Troppi piani, troppe divisioni tra i vari comandi, troppi litigi: ognuno lavorava per avere l´orecchio di chi doveva decidere. Gli americani avevano le loro convinzioni, Churchill le sue. Si parlava di organizzare l´attacco in Sardegna o in Sicilia con due o tre divisioni, quando sul fronte russo Stalin schierava cento divisioni contro i nazisti. Gli inglesi non volevano battaglie frontali come nelle trincee del 1914, gli americani erano pronti all´attacco in grandi forze. Preparavano tutto e l´opposto di tutto».
LUSSU La ricerca mette in luce le divisioni e permette di avere un quadro completo su come ciascun progetto fu accantonato o superato dal successivo. In realtà racconta qualcosa (l´invasione in forze della Sardegna) che non è mai avvenuta. «Nei piani alleati - rileva infine Marrocu.- non era neppure prevista una sollevazione popolare. Gli angloamericani non avevano contatti con una sconosciuta resistenza italiana e inesistente in Sardegna. Il famoso progetto di sbarcare nell´isola per organizzare una rivolta di cui parla Emilio Lussu non fu mai neppure preso in considerazione».

Carlo Figari



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