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Maurandi tra storia e tentazioni noir

Rassigna de imprenta | L´Unione Sarda | Zoy, 15 Maju 2008
Pietro Maurandi, economista e politico che ha rappresentato la Sardegna al Parlamento, ha scritto un piccolo libro di storia, La ribellione e la rivoluzione. Sardegna spagnola e piemontese (Cuec, 2008, € 9). Lo ha fatto quasi per caso, come egli stesso spiega, raccontando di essere stato attratto «dall´atmosfera di giallo» che aleggia su una vicenda del Seicento sardo: l´assassinio del marchese di Laconi don Agustin di Castelvì cui, alla distanza di un mese, seguì, con sospetta simmetria, quella del viceré spagnolo marchese di Camarassa.
Un affaire complesso, che suscitò profonda impressione nell´opinione pubblica anche per il ruolo di difensore degli interessi sardi incarnato dal marchese e la sua forte opposizione alla volontà del viceré e del re di Spagna. Dopo lunghe e controverse indagini finì per prevalere una verità di Stato che condannava la parte politica della quale il defunto marchese era il capo. Nelle età successive, molti storici hanno poi dedicato attenzione all´evento, quando con rigore d´indagine, quando con ammiccanti cedimenti verso l´ipotesi passionale cui spesso si ricorre (non solo in Sardegna: si pensi a tanti delitti di mafia nella Sicilia moderna) se si vogliono sopire inquietanti interrogativi.
Cherchez la femme: e tutti, da uomini di mondo, capiscono. Maurandi non ha voluto capire e ha continuato a studiare per vedere se effettivamente le cose fossero riconducibili a una questione di domestiche corna: l´anziano marchese, «guascone e donnaiolo», la giovane moglie, un possibile amante.
Poteva venirne fuori un bel romanzo noir, di quelli che vanno tanto di moda, e forse Maurandi ha subìto la tentazione. Ma è uomo positivo e razionale, studioso serio che non si accontenta di romanzesche spiegazioni; così ha continuato a sfogliare le antiche carte, a mettere a confronto i documenti e le testimonianze degli storici. A notare, soprattutto, un singolare parallelismo fra gli eventi che nel Seicento portarono alla "ribellione" dei sardi e quelli assai più noti che, nel Settecento, culminarono nella "rivoluzione" di Giovanni Maria Angioy.
Un filo rosso sembra, insomma, legare la Sardegna spagnola e quella piemontese e dietro a una fantastica storia di adulterio si delinea, con ben altra intensità, la tragica storia del popolo sardo sottoposto a dominazione straniera, privato delle libertà personali e sottoposto a un intollerabile regime di prelievo fiscale. Accanto a questa, un´altra e non meno importante vicenda che Pietro Maurandi descrive: quella della formazione di una classe dirigente locale osteggiata in tutti i modi dal potere regio, combattuta e, infine, annientata con la ferocia delle condanne, con l´esilio, la galera, le barbariche esecuzioni capitali. Basta pensare a Jayme Artal di Castelvì, marchese di Cea, giustiziato nella Plazuela di Cagliari e ancor oggi dileggiato da una lapide affissa «para perpetua nota de infamia».
O a Giovanni Maria Angioy, morto esattamente due secoli fa, il 23 febbraio 2008, in esilio a Parigi, povero e solo, dimenticato dai suoi familiari e dalla terra per il cui riscatto aveva combattuto.
Su questi, e su altri personaggi meno noti, Maurandi ci invita a riflettere, evitando le scorciatoie delle semplicistiche spiegazioni e cercando di vedere il modo in cui, nei diversi momenti del tempo, si esprime il sentimento autonomistico che dalla fine dei Giudicati a oggi rappresenta il marchio di riconoscimento della storia sarda.

Giuseppe Marci

Su libru  
Pietro Maurandi

La ribellione e la rivoluzione

Sardegna spagnola e piemontese


Cagliari, Cuec Editrice
2008, pp. 104, Sagìstica
Euro 9,00
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