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Il gallurese più forte del sardo

Rassegna stampa | La Nuova Sardegna | Mar, 21 Novembre 2006
Una buona notizia per il gallurese giunge dal versante anglonese della corsofonia. Una ricerca condotta dall´Istituto comprensivo di Perfugas e coordinata dallo studioso Mauro Maxia.
specialista della materia che insegna presso l´Università di Sassari come docente a contratto di Lingua sarda, dimostra che, rispetto al logudorese, Maxia ha accertato che il gallurese contiene maggiormente la concorrenza dell´italiano.
Il campione dello studio è limitato all´area corsofona di Erula e Perfugas (la ricerca ha investito anche il vicino comune di Laerru), ma ha una sua innegabile validità generale. Avere la dimostrazione che, in condizioni linguistiche del tutto particolari, le lingue locali tengono è certo una sorpresa, e ancor più lo è forse sapere che, in un´area di confine, il gallurese non solo regge, ma vende, per così dire, cara la pelle.
Oggi la ricerca compiuta dalla scuola di Perfugas è stata raccolta in un libro distribuito da pochi giorni nelle librerie dell´isola, edito da Condaghes e significativamente intitolato «Lingua, limba, linga». Uno dei meriti della pubblicazione è l´enorme mole di dati che sono stati elaborati: più di 24 mila risposte ai tanti quesiti di un triplice questionario che ha investito gli studenti, gli insegnanti e i genitori di tre diversi plessi scolastici. Il risultato complessivo che emerge dalle quasi duecento pagine del volume è la constatazione di una «dinamica involutiva che caratterizza in questo momento storico l´uso della lingua locale nel contesto sardo».
I codici linguistici in uso nelle tre comunità starebbero in effetti, secondo l´indagine, subendo un processo di erosione e dequalificazione. Molto più avanzato a Laerru e in preoccupante crescita anche a Perfugas, dove si parla non solo il logudorese. Questo processo sarebbe, comunque, meno consistente a Erula, dove, spiega Maxia, «il dato dell´abbandono della lingua locale inciderebbe in misura meno rilevante».
Le risposte fornite dai 612 genitori che di buon grado hanno compilato il questionario evidenziano l´entità di quel passaggio generazionale che gradualmente sta portando all´abbandono del sardo. Ciò vuol dire che l´abbandono della lingua madre è imputabile alle ultime generazioni. Ne è prova il fatto che circa tre quarti degli alunni dichiari, ad esempio, di pensare in italiano.
Uno studio a parte meriterebbe però la risposta che molti bambini hanno dato ai loro intervistatori a proposito della lingua che maggiormente impiegano durante il gioco. È così emerso che, soprattutto tra i bambini di Erula, l´uso del gallurese registra un´alta percentuale nel contesto amicale.
Il gallurese sarebbe, quindi, per i più piccoli la parlata ideale per tradurre e veicolare determinate esperienze di vita.

Giuseppe Pulina


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