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L´unica Utopia possibile? È la fuga

Rassegna stampa | La Nuova Sardegna | Mer, 6 Febbraio 2008
Sono passati quasi vent´anni da quel 9 novembre 1989 che ha segnato inequivocabilmente la fine del ´secolo breve´, da quella imbarazzata conferenza stampa tenuta da Günter Schabowski che cancellava di fatto, in un istante, l´esistenza del Muro di Berlino dopo 28 anni. Con gli occhi dell´ultima generazione vissuta sotto l´ombra del Muro, Heman Zed, al suo esordio narrativo per il Maestrale con La cortina di Marzapane, (167 pagine, 14 euro), ci racconta la storia di un´esistenza legata a doppio filo con l´idea di un mondo diviso, di un´Europa spaccata indissolubilmente in due blocchi.
Il suo, in effetti, è un romanzo di formazione, ambientato strategicamente a Trieste, che ripercorre quasi trent´anni di storia europea. Tutto inizia il 6 agosto del 1973, quando un bambino scopre, durante la cena, l´esistenza di un posto magico chiamato «Paesi dell´Est», dove «se fai delle foto a colori quando le vai a sviluppare escono in bianco e nero»; il giovanissimo protagonista non riesce a cogliere l´ironico disprezzo dei grandi e pensa a un incredibile prodigio. Ad alimentare le sue fantasie ci si mette anche la madre che, cercando di rassicurarlo dal timore che i bambini dell´Est si facciano male con il filo spinato della cortina di ferro, gli racconta che «durante il giorno, quando i bambini giocano, sostituiscono il filo con un rotolone di marzapane buono buono».
È così che nasce un´inconsapevole quanto ingenua ´dissidenza´, destinata a svilupparsi durante l´adolescenza con una bruciante infatuazione, anzitutto estetica, per tutto ciò che rappresenta quel magico mondo. Ecco, allora, la passione per Sparwasser, giocatore della Germania Est, piuttosto che per Rivera, l´acquisto di un Tomos A3 jugoslavo invece della Vespa 50, e il primo viaggio oltre cortina, in Ungheria. Il fervido desiderio di sentirsi diverso in una realtà, quella in cui vive, che non lo convince, incontra con la maggiore età una nuova consapevolezza, una dimensione critica in cui anche l´immagine idealizzata dell´Est perde la sua innocenza, senza che tuttavia il protagonista vi rinunci, iniziando piuttosto a cercare «una forma di equilibrio tra ragione e sentimento». Arriva così la scoperta di Nagy, Dub?ek, l´amore e la musica. Ma soprattutto arriva, finalmente, il viaggio nel cuore dell´Est: da Trieste a Berlino, via Budapest, con la fidanzata Simona e gli amici Anna e Sony-boy.
L´esperienza del viaggio e la caduta del Muro porteranno così il protagonista alla scelta di una terza via, una fuga da una società che non si può cambiare, dove, con la fine della guerra fredda, sarebbe dovuta iniziare «un´epoca di pace, per poi invece veder proliferare in tutto il pianeta nuovi tipi di guerre per nuovi tipi di interessi». Heman Zed, con una scrittura fresca e leggera, ricca di ironia, a tratti irresistibilmente comica, riesce a demistificare i nostri sogni e le nostre illusioni; il loro scontrarsi con una realtà immutabile, mentre infaticabilmente ci troviamo a coltivare l´unica utopia possibile: quella della fuga.
Giuseppe Mussi

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