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Una maestra di ventura bussa alle porte del Castello

Rassegna stampa | L´Unione Sarda | Gio, 22 Novembre 2007
Una biblioteca sterminata per una famiglia nobile ma analfabeta: è il campo d´azione di Teresa Senzabene, protagonista del romanzo d´esordio di Annalena Manca

È sarda ma alla Sardegna ne L´accademia degli scrittori muti concede un filo fragile. Giusto il ritorno a casa quando le cose della vita di Maddalena Falcialunga Canellus sono già tutte accadute: amori, intrighi, separazioni, lutti. È sassarese ma è Cagliari con il mare, il sole e una splendida luce, il luogo ideale dove l´eccentrica nobildonna può morire. Potrebbe sembrare una trasgressione da un collaudato codice, un´impertinenza, se non fosse che nelle pagine del primo romanzo di Annalena Manca, fresco di stampa per la casa editrice nuorese Il Maestrale, le radici isolane sono molto più profonde di quanto non dicano questi due curiosi indizi. Parola di scrittrice. «A pensarci bene - osserva l´autrice - Teresa è un po´ me stessa, un´emigrata per scelta. Che non ha una vera casa ma è pronta, con il suo lavoro, a misurarsi in altri confini». Come il castello di Falcialunga per Teresa Senzabene, appunto.Teresa è la giovane istitutrice di appena vent´anni assunta grazie a una lettera d´amore alla villa fortezza, prigione, galleria d´arte e casa. Il suo compito non è però quello di insegnare a leggere e a scrivere ai cinque figli della bizzarra famiglia del barone Filippo Falcialunga; deve invece stilare la biografia della nobile casata, dell´avo Gaetano, collezionista di opere d´arte, della sua seconda moglie inglese Daphne, che ha ristrutturato il castello e realizzato il parco e il giardino. Teresa deve seguire regole precise - consegnare quotidianamente uno scritto - che sono anche i tasselli dell´intreccio narrativo. Se il castello è il territorio sconosciuto di Teresa, Roma è il territorio di Annalena Manca che da vent´anni ci vive e lavora come maestra elementare. Insegna ai bambini l´italiano, gli legge le Fiabe italiane di Italo Calvino e fa conoscere nuovi linguaggi espressivi specialmente del teatro. «Sperimentare un´altra dimensione, esplorare la sensazione di non appartenere a quel posto. Ecco - aggiunge - sono sentimenti che mi hanno guidata e che certamente guidano anche Teresa». Nata in realtà ben prima dell´autunno del 2007. «Il nucleo originario del romanzo, la vicenda della vita del castello aveva preso forma già una decina di anni fa. Nel frattempo avevo scritto anche due romanzi brevi. Ma non ero mai veramente convinta». Nel cuore della Manca per anni avevano combattuto due passioni, il teatro vissuto da artista fin dagli anni del Liceo Azuni, e la scrittura, coltivata per il piacere.
Nella vita accade che sia un incontro con una persona nuova a dare all´improvviso una luce diversa, un´anima a cose che sembrano destinate a restare in perenne attesa. Giancarlo Porcu del Maestrale è l´incontro per Annalena Manca, quello che dà alla fatica letteraria la forza del romanzo: «Ho affrontato con lui un lavoro di editing duro, serrato: nel libro c´era il mio mondo che non volevo tradire». Un mondo di libri scoperti da bambina nella ricchissima biblioteca di casa Manca. «Sono i libri che ho amato di più - racconta - i romanzi dell´800 inglese. Quando ho scritto non volevo farmi preoccupare né dalla contemporaneità, né dalla geografia. Scrivevo pensando ai libri letti e riletti, divertendomi. Rodari l´avrebbe chiamata un´insalata di favole. Potrebbe essere un´insalata di romanzi». O tesoro di anni di letture, rivissute nell´anima. Ecco perché «L´accademia degli scrittori muti è uno specchio che riflette tutto, è un figlio che ora deve camminare ». Ed è un romanzo originale. Ci si entra con una lettera d´amore scritta come prova per un´assunzione al castello di Falcialunga, non lontano da Napoli. Lo si lascia con un fitto carteggio tra i protagonisti o i loro figli che spiegano quale eredità ha lasciato in ciascuno la vita nel castello. Vita fuori dai canoni. C´è una famiglia, sono dei bambini, ma non c´è mai un momento in cui sono tutti insieme, un pranzo o una cena. C´è una bella biblioteca, ma i ragazzi Falcialunga non sanno né leggere, né scrivere. Solo Ipazia ha imparato di nascosto a leggere, cioè a scoprire l´altro mondo, e quasi per punizione rischia la cecità. Infine c´è lei, Maddalena Falcialunga Canellus che tesse le vere trame del romanzo: eccentrica, a limite della tirannia, è una grande artista, una pittrice che sperimenta macchine ottiche e studia lo spazio. Come in ogni romanzo dell´800 c´è un rogo che brucia e insieme salva.L´originalità del romanzo non è solo nella scelta del soggetto, datato due secoli fa. È un libro reso ricco da una bella scrittura e dalla capacità di sfruttare molti linguaggi: il carteggio, l´impianto teatrale, il dialogo. «Mi è sempre piaciuto mischiare i generi. C´è un po´ di tutto». Pennac e le sorelle Brontë, e l´amatissimo teatro di Shakespeare. Una prova che spinge alla curiosità. Come sarà il secondo romanzo?

Caterina Pinna




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