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La colpa, la nostalgia Tra le case di Nuraiò le trame di un thriller

News | Thu, 26 September 2002
Flavio Soriga, di Uta, a venticinque anni è diventato noto vincendo nel 2000 il premio Calvino con un inedito che l´anno dopo le edizioni nuoresi Il Maestrale pubblicavano come «romanzo» col titolo Diavoli di Nuraiò. E adesso a poco più di un anno di distanza dal primo libro Soriga affronta con un vero romanzo «Neropioggia» (Garzanti, 182 pagine, 11 euro) la riprova del secondo libro, che sarebbe la prova del nove del valore vero di uno scrittore, secondo chi si dà l´aria di saperla lunga. Certo è che con «Neropioggia» Soriga ha convinto un grande editore nazionale dopo aver convinto la giuria del premio Calvino: «Egli rivela una grande capacità di raccontare e di creare personaggi che pur nella singolarità e nel radicamento locale delle vicende narrate riescono a disegnare una condizione umana nella quale ciascuno si può ritrovare». Vinto il premio Calvino non c´è voluto molto a convincere «Il Maestrale» a istradare Soriga nello strano mondo della pubblicazione di narrativa sulle orme dei più noti scrittori sardi del momento che nella combattiva casa editrice nuorese hanno esordito o continuato la loro vicenda editoriale (Sergio Atzeni, Marcello Fois, Salvatore Niffoi, Luciano Marrocu, Giorgio Todde e altri). E com´è dunque questo Neropioggia che dovrebbe essere la prova cruciale per Flavio Soriga? Prima di tutto si ritrova la stessa scrittura dei Diavoli di Nuraiò, impetuosa, energica, paratattica, ritmica, in una lingua molto parlata e parca di punteggiatura e di altra segnaletica testuale, lingua che è anche una mistura di italiano normale e di italiano locale con innesti sardi disinvolti e con risultati di buona incisività. Di nuovo c´è la sordina all´enfasi e il freno all´impeto che restano però una caratteristica della scrittura di Soriga. Nessuna svolta o nuova direzione nemmeno nella tematica perché i luoghi, le persone, la scena sono quelli del paese mica tanto immaginario che anche qui è chiamato Nuraiò, un luogo di oggi nella Sardegna meridionale vicino alla città, ma anche un paese qualunque della Sardegna odierna dove tutti dicono che non succede mai niente oltre le solite chiacchiere delle donne al mercato e dei vecchi nei bar, e invece Soriga ci colloca una storia di grandi colpe e di grandi rimorsi, grandi amori e grandi miserie: insomma a Nuraiò dove non succede mai niente e non piove quasi mai in un giorno e una notte di pioggia piove anche il mistero dell´assassinio di una donna troppo amata e troppo disinvolta, mistero che tocca dipanare a Martino Crissanti maresciallo dei carabinieri che tanto per cambiare probabilmente è di Orgosolo ma legge le poesie della Merini e quasi crede nelle streghe insieme a un magistrato che tratta la Deledda come una vecchia zia. Dunque in questa Sardegna insolitamente piovosa c´è questo normale delitto di una certa Marta Deiana giovane insegnante bella e disinibita uccisa per uno dei soliti motivi per cui dappertutto si uccide una giovane donna dai capelli rossi e gli occhi di caffè forte. E in questa Sardegna senza pecore e gambali dove nessuno si illude più di poter individuare e punire chi ci rovina la vita, ecco questo Nicola Rau amante di Marta e di altre donne (attraverso cui il lettore saprà ciò che non sanno e forse non sapranno mai gli inquirenti, cioè chi è l´assassino di Marta); ecco questo atropeliato Alberto Sannìo che si vuole fare prete, ma è anche amante di Marta e va in pellegrinaggio in Terra Santa; ecco Efisietto Marras, marito di Marta, il solito cornuto e quindi il solito primo indiziato; ecco un aspirante giornalista che s´interessa ai traffici sporchi intorno a una discarica che nessuno vuole e che sarebbe meglio fare a Fraus e non a Nuraiò, che è paese d´orti e frutteti come un tempo, ma dove la gente deve vivere secondo modi e ritmi del terzo millennio in zona euro. Un giallo, un noir, un thriller? Sì, c´è tutto questo (ed è dunque bene non dire qui troppo della trama) ma c´è tra l´altro anche quel senso di colpa rimorso e destino che qualcuno direbbe magari alla Deledda, però raccontato con una complessa disinvoltura psicologica e linguistica e con un´appassionata ironia lontana anni luce dalla Deledda, anche se la Deledda non stenterebbe molto a riconoscere una donna come Marta Deiana e soprattutto certe donne di Nuraiò nelle pagine di Soriga, come le comari al mercato e al supermercato ancora senza trucco e fianchi larghi. Le recensioni dei romanzi non valgono quasi niente se non fanno capire quanto la lettura è stata soddisfacente e quindi quanto si invita a leggere il libro recensito. Neropioggia, per riprendere anche il tema della prova del nove del secondo libro, è per lo meno una conferma del buono e positivo che ci offriva già Diavoli di Nuraiò, che non era solo una promessa, ma dava la meraviglia soddisfatta della scoperta di uno scrittore forte, capace, che ha da dire e riesce a dirlo con nuova efficacia e convinzione, molto al di là delle tenuità giovanili di un esordiente. Una conferma, dunque, anche per quanto riguarda la capacità di trattare una tematica adulta e da adulto per aspetti e per vicende più o meno lontane dal vissuto proprio dell´autore. Flavio è un venticinquenne gentile e minuto, sembra proprio quel che è, uno studente, ma sulla pagina sviluppa una scrittura forte e dolorosa, su persone e cose autentiche, com´è sempre autentica la difficoltà di vivere e la sconfitta, tanto lontano anche dal meglio del bozzetto paesano, dal sardo risaputo, dal giovanilismo di maniera, dal trucidume gratuito di moda, e quindi capace di parlare al mondo pur restando abbarbicato a un luogo come Nuraiò, di cui Soriga nel primo libro ha saputo raccontare la voglia di fuggire, il bisogno di lontananza, ma ora anche la necessità di stare e di tornare, riconoscendo meglio come bisogno anche il clima e le cose che possono ripetere l´illusione infantile di agio e di protezione senza però poter riuscire a cancellare il disagio umano di vivere sapendo di morire e di far morire. Soriga due anni fa si è presentato in libreria come una novità che non solo prometteva ma dava. «Neropioggia» conferma e aggiunge e per noi è ormai un altro scrittore sardo che dobbiamo leggere e che diamo al mondo.

Giulio Angioni

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